Io vorrei dire soltanto una cosa. Che tra le accuse all’eroe c’era pure l’usura. Che per Graziano Mesina dev’essere un reato poco onorevole. Voglio dire, non è che le altre imputazioni passate e presenti, secondo i miei borghesissimi criteri morali, lo coprano d’onore; ma, così, anche dal punto di vista del suo ordinamento giuridico barbaricino (e Antonio Pigliaru mi perdoni per questa goffa citazione) l’usura proprio non odora di pascoli selvaggi e balentia.Magari poi, in chissà quale grado di giudizio, si scoprirà che è innocente e che la sua ultima, lunga latitanza era una giusta anticipazione del giusto riscatto. E chi lo sa? Ma per ora il quadro che viene fuori da indagini e processi sui suoi anni prima dell’ultima fuga – quando era uomo libero perché uno Stato molto più illuminato di lui sui principi generali di giustizia lo aveva rimesso in libertà – è inquietante, come dicono quelli che se ne intendono. E in effetti, se io avessi avuto un debito che lui chiedeva venisse saldato, molto quieto non sarei stato.Però questa è roba per giudici e carabinieri.Io vorrei soltanto commemorare ora tutti i sardi che per anni e anni ne hanno fatto un eroe, un simbolo di riscatto, un coraggioso perseguitato, un resistente nuragico, un brigante nell’accezione nobile del termine. Tutti quelli che sin dall’inizio della sua avventura mediatica – e ci stiamo uscendo addirittura agli anni Sessanta per dire come ormai parliamo di storia più che di cronaca – ne hanno fatto un bandito d’onore, un delinquente “morale”. E invece, sin dall’inizio, Mesina e la sua povera vita nera erano nient’altro che una delle più moderne e clamorose emergenze del difficile problema del banditismo sardo, in tutte le sue radici profonde secoli e secoli, e nella sua involuta contemporaneità dove la ferocia e l’avidità del passato si adattano vive più che mai ai moderni processi economici e sociali.Io non ce l’ho con il mondo dei media che con grande superficialità ha creato in altri tempi l’epopea di un ribelle a chissà quale sistema, forse allo stesso sistema che finanziava quei giornali e gli andava bene che creassero saghe per sorvolare sui problemi veri. Non ce l’ho neppure con i grandi e piccoli giornalisti che hanno creduto o fatto finta di credere a quella ridicola ondata neoromantica di latitanti tra gli ovili, colleghi che non sapevano quale fosse il vero e antico odore dei custodi di greggi nella nostra cultura e tornavano nelle redazioni con il sentore di pecorino e quattro appunti sui primi luoghi comuni nei quali si erano imbattuti.E tanto meno ce l’ho con Mesina, forse intrappolato nel suo stesso mito fatto di mille bugie e di poche verità: a lui devono pensare i giudici, non certo io.Io ce l’ho con tutti quelli che negli anni passati lo invocavano eroe subito e associavano al suo nome una delle cose più serie e vere alle quali io possa pensare. E cioè il riscatto della mia terra. Ce l’ho non soltanto con chissà quali indipendentisti o professionisti del lamento sardo, ma anche con certi intellettuali in cerca di spazi alla moda che hanno spinto tanti, troppi sardi, spesso giovani, a pensare che un uomo come Mesina potesse rappresentare il nostro riscatto.Qualunque cosa si intenda, per “riscatto”. Per me a esempio vuol dire fare parte a pieno titolo, con ogni diritto e ogni dovere, della comunità nazionale. Ma anche molte concezioni di “riscatto” meno italiane e più autonomistiche della mia hanno una nobiltà di idee e programmi che così, a prima vista, ha poco a che fare con Graziano Mesina.Mi sembra che ora ci sia ancora voglia di nuove beatificazioni politiche e mediatiche. E sono cazzi, perché ora media non vuole dire soltanto i due giornali sardi (che peraltro hanno sempre fatto di tutto per arginare l’onda dei falsi miti) e certi aristocratici inviati continentali che si aggiravano per le campagne battendo una pacca sulle spalle del pastore che con un’occhiata gli chiedeva “E tu chi cazzo sei?”.Ora media vuole dire social, cioè tutti, la “gente” direttamente: senza neppure speranza di ragionevoli mediazioni.Dice che la terra che ha bisogno di eroi è proprio nei guai. Ma se sceglie certi eroi vuol dire che i guai sono davvero seri.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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