“I popoli si muovono ansiosi alla ricerca di istituzioni, di idee, di uomini che rappresentino dei punti fermi nella vita, che siano dei porti sicuri (…) I regimi di sinistra quali furono instaurati in tutta Europa (…) hanno dato quello che potevano (…) Il processo di restaurazione a destra è già visibile nelle manifestazioni concrete. L’orgia dell’indisciplina è cessata, gli entusiasmi per i miti sociali e democratici finiti, La vita torna all’individuo. Una ripresa classica è in atto”. Se non fossero frasi scritte nel 1922 potrebbero benissimo rappresentare la situazione attuale. Con un’assonanza che mi ha sinceramente colpito: quel passaggio sul ritorno all’individualismo, al nichilismo, al voler essere chiusi dentro se stessi. Così come il passaggio sull’orgia dell’indisciplina rappresenta un passaggio terribile, forte, limpido e cinico: tutto è cambiato, troppi i colori. Si ritorni al bianco e nero. Se non fossero frasi scritte nel 1922 qualcuno potrebbe azzardare alcune ipotesi legate ai personaggi che si aggirano tumultuosi e duri dentro un’Europa che sembra non poter riuscire a far comprendere l’importanza del “noi” rispetto al più semplice ed egoistico io. Se non fossero frasi scritte nel 1922 potremmo anche sentire lo strano rumore di un terribile ritorno al passato. Poi, a leggerne l’autore e il contesto ci rilassiamo; sono frasi tratte da un articolo con un titolo evocativo: “Da che parte va il mondo?” Appare il 25 febbraio del 1922. Chi lo ha scritto? Un giornalista famosissimo a quei tempi: Benito Mussolini.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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