Può un bambino essere un crudele assassino? Il 14 febbraio del 1993 ci siamo risvegliati nell’incubo.
Liverpoool. Solito, grigio febbraio. Ci sono due bimbi che camminano mano nella mano in un centro commerciale. James Bulger è quello a sinistra, due anni appena compiuti. Era uscito di casa con la madre per andare in macelleria e ora cammina senza di lei, con un altro bambino appena conosciuto che lo tiene per mano, senza sapere dove sia diretto. C’è gente che va e gente che viene, la solita gente che va e che viene nei centri commerciali. Gente che ti guarda senza vederti.
Quello che lo tiene per mano si chiama Jon. Ha dieci anni come Robert, che qui non compare ma con cui ha deciso di “prendersi un bambino” per giocare. Prendersi un bambino, come fosse un oggetto qualunque.
Jon e Robert portano il piccolo James a qualche chilometro dal centro commerciale, nei pressi di un canale. Dopo essersi chiesti se fosse il caso di gettarlo in acqua, decidono che è più divertente sollevarlo per le gambe e lasciarlo cadere, più volte. Quando il sangue comincia a colare dalla testa di James, si nascondono entrambi. Hanno paura.
Ma non c’è nessuno, maledizione, a sentire quel pianto straziante. Quando James, barcollante e sanguinante, cerca di allontanarsi da lì, capiscono che il gioco non è finito. Vanno a riprenderselo e tornano indietro verso la città. Coprono la testa di James con il cappuccio del giubbotto di Jon. Camminano e camminano. Per la strada, incontrano un sacco di gente. Il sangue che cola viene notato. Qualcuno chiede dove siano diretti. Trentotto persone notano quello strano trio, a Liverpool, ma nessuno sa per quale motivo la mano di James viene tenuta così stretta. Solo due ragazzini, incrociati per strada, fanno la domanda giusta.
E’ quasi sera quando due bambini di dieci anni e uno di due si affacciano sulla linea ferroviaria della stazione di Walton & Anfield. Ma Jon e Robert non sono più due bambini, sono due mostri e James è il loro giocottolo. E’ indifeso e inerme, non può difendersi. E’ la lucertola che viene catturata e decapitata, è il gabbiano che vola ignaro verso la libertà con un petardo dalla miccia accesa attaccato al collo. E’ un bambino, certo. Ma, in quel momento è come se fosse una di quelle bestiole.
James viene cosparso di vernice blu acquistata dai due, quella stessa mattina, al supermercato. E poi viene colpito con pietre, mattoni e una sbarra di ferro, preso a calci in faccia, massacrato furiosamente. Ancora vivo, viene abbandonato sui binari, la testa coperta di pietre, in attesa del prossimo treno.
Il 14 febbraio del 1993 il corpo smembrato del piccolo James Bulger viene ritrovato.
Basta fare un salto su Google per vedere la foto di Jon che tiene nelle mani un cartello con su scritto il suo nome e cognome. Immagino si trovasse in una stazione di polizia. Mi ha fatto uno strano effetto vedere il suo volto di bambino in una foto da archivio criminale. Per questo ho deciso di scegliere un’altra immagine per raccontare questa storia, quella in cui Jon compare di spalle. Perché vedere il suo volto di bambino mi fa star male, anche se sono trascorsi 23 anni.
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