Tempo fa scrissi un articolo dal titolo “Se i giganti fossero Made in Cina”, in cui rilevavo le coincidenze con il famoso esercito di terracotta cinese, scoperto anch’esso nel marzo del 1974 da dei contadini intenti ai lavori nei campi. Ma le coincidenze, davvero straordinarie, terminano qui. Infatti in Cina partì subito un enorme investimento dello Stato, con scavi, restauri e la costruzione di un gigantesco museo – hangar sul posto. Un investimento consistente ma azzeccato: oggi attorno al sito del ritrovamento è sorta una intera città turistica che attira ogni anno due milioni e mezzo di visitatori.
Il paragone con le spettacolari statue cinesi potrebbe sembrare inappropriato: le statue di Mont’e Prama sono lontane da quella spettacolarità. Tuttavia è bene dire che il fascino che promanano e la ben superiore antichità, unita al primato di essere le prime statue a tutto tondo del Mediterraneo, incominciano ad attirare frotte di visitatori nonostante una location inadeguata e nessuna promozione particolare.
Ma il caso della statuetta della Dea Madre prenuragica che sta per essere battuta all’asta per circa un milione di euro a New York, ha generato scalpore.
Anche a coloro, tra cui molti sardi, che hanno sempre ridicolizzato il valore dei beni archeologici sardi.
E’ curioso che debba essere il mercato, con le ombre di legalità che accompagnano questo tipo di vendite, a dare uno schiaffo, una sveglia clamorosa alla trascuratezza generalizzata di un bene che mercantile non dovrebbe essere.
Ho messo in luce, nel mio articolo “La seconda vita della preziosa Dea Madre sarda”, un aspetto paradossale della vicenda: l’esiguità dell’investimento tanto sbandierato dallo Stato italiano equivalente al valore (del prezzo base) di due di quelle statuette.
La domanda che si accompagna a questo paradosso è: ma con un adeguata promozione, quanti visitatori verrebbero ad ammirare una statuetta di 4500 anni fa del valore di un milione di euro?
In pratica sotto le viscere della nostra terra si trova un tale patrimonio culturale che se adeguatamente valorizzato renderebbe certamente il ritorno economico che casi come quello cinese o Stonehenge in Inghilterra dimostrano ormai ampiamente.
Questo valore culturale, per il momento, sembra essere apprezzato dai tombaroli, dai trafficanti, dai collezionisti rapaci.
Probabilmente, se i giganti fossero americani, si sarebbero visto assegnare un valore di mercato, e sulla base di questo avrebbero scatenato una promozione per l’attrattiva turistica in grado di suscitare.
Ora è lecito pensare che i reperti di Mont’è Prama abbiano un valore economico, sul mercato, altissimo, superiore certamente alla statuetta della dea madre. Sono pezzi unici. Come dire, fuori serie. E sotto c’è ancora tantissima roba.
Un patrimonio stimabile sul mercato in quanto? Verrebbe da pensare, in assenza di studi, in diverse centinaia di milioni di euro. Forse di più, considerato le decine di migliaia di anomalie là, ancora sotto terra.
Quanti visitatori attirerebbe un patrimonio del genere con un adeguato investimento?
Abbiamo detto che l’esercito di terracotta cinese attira due milioni e mezzo di visitatori, ma anche Stonehenge, la ricostruzione di un grande circolo megalitico di epoca che va dal 3000 a l600 aC, attira oltre un milione di visitatori. Ma esso è, soprattutto, il frutto di un grande, storico investimento culturale di una intera nazione, che parte dallo studio scientifico fino alla creazione di vulgate popolari artefatte che si allontanano dalla scienza ma avvicinano i turisti.
Se i giganti fossero inglesi, o americani, a quest’ora, verosimilmente, avrebbero investito una somma commisurata al valore dei reperti e alle previsioni turistiche. Centinaia di milioni di euro.
Oggi molti sardi sono giustamente scandalizzati per la statuetta neolitica sarda da un milione di Euro in vendita a New York. La rivorrebbero indietro.
A ridateci la statuetta.
Nel frattempo, in Sardegna, si investono cifre del genere per modelli di sviluppo che non producono indotto, non fanno sistema, e lasciano in eredità pesanti esternalità ambientali, con fenomeni di inquinamento devastanti. Dimenticandosi che qui, sotto i nostri piedi, altro che statuette ci abbiamo.
E i giganti di Mont’e Prama, dal valore inestimabile, sono stati tenuti in uno scantinato per 30 anni.
Dimenticavo. Un esemplare simile, di quella statuetta, si trova nel Museo Archeologico Nazionale di Cagliari. Varrebbe un milione di euro anche quella. L’avete mai notata?
Da una parte, sono persino contento che quella statuetta sia finita là.
Magari capiamo il valore delle cose.
Fiorenzo Caterini, cagliaritano classe '65. Scrittore, antropologo e ambientalista, è studioso di storia, natura e cultura della Sardegna. Ispettore del Corpo Forestale, escursionista e amante degli sport all'aria aperta (è stato più volte campione sardo di triathlon), è contro ogni forma di etnocentrismo e barriera culturale. Ha scritto "Colpi di Scure e Sensi di Colpa", sulla storia del disboscamento della Sardegna, e "La Mano Destra della Storia", sul problema storiografico sardo. Il suo ultimo libro è invece un romanzo a sfondo neuroscientifico, "La notte in fondo al mare".
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Cara Cora (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
Piacere, Madame. (di Giampaolo Cassitta)
Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design