– Porca miseria, un altro incidente! – mi sono detta mettendomi in coda. Le auto procedevano a passo d’uomo ma, mentre mi avvicinavo al nucleo dell’ingorgo, scorgevo una sagoma in mezzo alla strada che si accostava ai finestrini di ogni auto. Loro, frettolose, la scansavano e procedevano oltre.
– Ah no, devono essere quelli che distribuiscono i biglietti per il circo. – Quando sono giunta a pochi metri da lei mi sono accorta che era una donna e, soprattutto, non distribuiva alcunché.
Ha incollato il palmo delle sue mani alla portiera della macchina.
– Mi aiuti, per favore – ha detto con voce disperata. – Che succede signora? – le ho risposto mentre abbassavo il finestrino. – La prego mi dia un passaggio, non ce la faccio ad arrivarci da sola –
Le auto in coda strombazzavano infastidite, alcune mettevano freccia e sorpassavano con piglio brusco quasi a rimarcare il problema di circolazione del traffico del quale ero diventata la causa. Non ci giurerei, ma mi è parso di scorgere anche qualche dito medio sollevato, ovviamente dedicato a me e quella poveraccia.
– Devo andare alla farmacia di Poltu Cuadu, lei sta andando lì? – – No signora, io sarei diretta da un’altra parte… – le ho risposto rammaricata. – La supplico, mi aiuti! – e gli occhi le si sono riempiti di lacrime.
L’ho fatta salire in macchina, insieme al suo carico di buste riempite di qualcosa che non riuscivo a scorgere, ma che sollevava con estrema facilità. Nulla di pesante, evidentemente.
Ho un cancro allo stomaco – mi ha annunciato con estrema naturalezza – e devo andare in farmacia a prendere uno sciroppo perché ho anche una broncopolmonite.
Due colpi di tosse, effettivamente catarrosa, hanno seguìto la sua affermazione. Quasi a voler rimarcare la veridicità dell’informazione. Con accento marcatamente romanesco mi ha raccontato della situazione di estrema povertà nella quale vive, insieme alla mamma, con una pensione d’invalidità da cui non riescono a comprare nemmeno le medicine.
Mi sono rivolta alla Caritas, ma nulla – raccontava concitata tra i singhiozzi – già lo sanno loro chi aiutare. Sono andata anche da Don Xxxxxx, lo conosce? Ho fatto cenno di no, con la testa. – Brutto stronzo, mi ha messo in mano un crocifisso e mi ha detto di pregare! – Mi sono trattenuta per non infierire a mia volta, indecisa se crederle oppure no. – Ho chiesto aiuto ai Servizi Sociali e nulla. Mi sono rivolta anche a XXXXxxxxXXX (un noto esponente politico olbiese n.d.r.) mi ha dato una pacca sulla spalla e mi ha detto che non poteva fare niente per me. Ma quello è un pezzo di merda, lo sa? – Lo penso anch’io – le ho detto rassegnata pensando che, sebbene il suo soliloquio fosse infarcito di follia, c’era anche una buona dose di lucidità in quelle parole.
– Lo sciroppo costa 49 €, ce li ha 50 € da darmi così me ne compro due confezioni? –
– No, mi spiace. Non li ho! –
Ha ricominciato a piangere e disperarsi.
– Come faccio? Mi dica come faccio a sopravvivere? – – Signora, lei mi ha chiesto di accompagnarla alla farmacia e ci stiamo andando, per quel che posso io l’aiuto ma ora non esageri con le richieste. – – Ha ragione, ma se i soldi non mi bastano per comprarne anche solo una confezione? –
Con scatto fulmineo ha aperto la borsetta per cercare il portamonete. Ho scorto un numero imprecisato di pacchetti di sigarette vuoti. E anche i sacchetti al seguito ne erano pieni.
– E di tutti ‘sti pacchetti cosa ne fa? – le ho chiesto allungando la mano per vedere meglio all’interno delle buste. – Li colleziono, e allora? – ha detto seccata abbracciando il suo carico prezioso.
Ha contato i soldi, tutti in monete. – Mi mancano 2 €, me li dà? –
Ne butto tanti di soldi per cazzate, le ho messo in mano la moneta e se anziché lo sciroppo comprerà una bottiglia di vino, pazienza. Una volta giunte davanti alla farmacia ho accostato per farla scendere.
– Abbia cura di lei – le ho raccomandato salutandola con un sorriso che voleva essere un abbraccio.
Ha allungato una mano per stringere la mia e invece me l’ha afferrata e l’ha portata alla bocca, baciandone il dorso.
– Che Dio la benedica, amica mia. –
Una squilibrata, era evidente. Me ne sono accorta dopo averci parlato, però. Mi domando, invece, quanti di quelli che l’hanno scansata prima di me ne fossero a conoscenza. Alcuni? Tutti? Nessuno?
Continuo a pensare che, più che la follia, mi spaventa il disinteresse di chi mette la freccia e passa oltre. Lasciando i dubbi fuori dall’abitacolo e tenendosi stretto il distacco come un ingombrante navigatore. E l’indifferenza ben accomodata nel sedile di dietro.
La piccola Romina nasce nel '67 e cresce in una famiglia normale. Riceve tutti i sacramenti, tranne matrimonio ed estrema unzione, e conclude gli studi facendo contenti mamma e papà. Dopo la laurea conduce una vita da randagia, soggiorna più o meno stabilmente in varie città, prima di trasferirsi definitivamente ad Olbia e fare l’insegnante di italiano e storia in una scuola superiore. Ma resta randagia inside. Ed è forse per questo che viene reclutata nella Redazione di Sardegnablogger.
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