Il 6 aprile 2004 ci lasciava per sempre la voce immensa di Enrico Ameri che con Sandro Ciotti sono state l’anima di “tutto il calcio minuto per minuto” la trasmissione più longeva, più conosciuta e più amata di radio rai da quando, nel 1959, (ha dunque 63 anni, la mia età) cominciò ad entrare nelle case degli italiani. Fu Nicolò Carosio ad inaugurare la prima puntata ufficiale, insieme a Enrico Ameri e Andrea Boscione. Dallo studio centrale, che si trovava a Milano, la voce di Roberto Bortoluzzi che condusse per 28 anni, sino al 1978. Con tutto il calcio e le radio a transistor siamo cresciuti. Con le ginocchia sbucciate ad ascoltare tutte le partite che cominciavano tutte allo stesso orario, la domenica. Era la nostra messa laica e conoscevamo a memoria le parole: “Scusa Ameri, scusa Ciotti”. Le nostre squadre camminavano sui fili indefinibili delle parole e tutti, proprio tutti, immaginavano quella partita magistralmente raccontata da dei grandissimi e unici professionisti. Ognuno di noi, però, vedeva la partita con la sua immaginazione. Le parole di Ciotti, di Cucchi, di Luzzi erano solo un pretesto per inventarci la nostra partita di pallone o, come avrebbe detto magistralmente Gianni Brera, “di futbol”. Era un racconto acerbo, con un solo arbitro in campo e due guardalinee che segnalavano solo quando il pallone usciva e l’eventuale fuorigioco. Non esisteva la zona, il calcio totale, non c’erano gli “schemi” si marcava “ruvidamente”a uomo e il VAR non si sapeva neppure cosa fosse. Ameri e Ciotti ci raccontavano delle splendide falcate di Claudio Sala sulla linea mediana, del traversone di Mazzola, del tunnel di Tardelli ai danni di qualche sconosciuto difensore. E noi, ragazzi di allora, ad immaginarci tutte quelle avventure, in attesa di rivedere le immagini a novantesimo minuto. Non ho sbagliato: in televisione quelle azioni si rivedevano in base a quelle sceneggiate dai radiocronisti. E molte volte le azioni di Ameri e di Ciotti erano nitide, chiare ed identiche alle immagini. Son cresciuto con tutto il calcio minuto per minuto e posso affermare di aver visto, in quegli anni, tutte le partite attraverso la radio. E le ho viste a colori. Scusa Ameri ma ti interrompo dallo stadio italiano: forse non lo sai ma qui è da tempo che non si segna più e di parte dal basso. Non ci sono neppure quei traversoni che ci raccontavi con voce forte e sicura. Qui la vita è tutto uno strano e insulso zero a zero o, come diresti benissimo tu: “si finisce a reti inviolate e con questo restituisco la linea allo studio”.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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