Accidenti se è difficile fare quel mestiere ai tempi di Crozza. Tu ti presenti sul palco con il tuo modesto allestimento scenico che è fatto di una sedia, un manichino e te stessa e tutti lì a pensare: “Brava, sì. Però Crozza…”. Ma poi Grazia Scuccimarra ti cattura nel suo teatro – perché è anche e soprattutto teatro e non soltanto satira – e ti porta nel mondo dove non esistono effetti speciali se non quelli che si creano con il corpo e con la parola. E il teatro, si sa, non ha nulla da invidiare alla televisione. Anzi. “Sono una donna lacero confusa”, di e con Grazia Scuccimarra, al Teatro Parodi di Porto Torres è stata l’applaudita conclusione del XXVII “Festival Etnia e Teatralità” organizzato dalla compagnia Teatro Sassari. Un importante e ormai tradizionale evento che da anni porta nel Sassarese alcune delle produzioni teatrali più significative del panorama locale e internazionale, unite ai classici e alle novità del repertorio della compagnia. E’ questa è stata una stagione particolarmente ricca. A iniziare dalle due splendide rivisitazioni euripidee di Valentina Capone e di Lea Karen Gramsdorff per proseguire con il Moliere di Enrico Guarnieri o la proposta di un inconsueto e introspettivo testo di Franca Rame e Dario Fo interpretato da Barbara Begala e Alessandro Achenza. E poi “Blumen” dell’Effimero Meraviglioso e ancora altra prosa, oltre a serate musicali, tra le quali una, indimenticabile, con Carrie Rodriguez. E per quanto riguarda le produzioni della Compagnia Teatro Sassari, molti spettatori sollecitano ancora nuove repliche di quel “Quando il marito va a caccia” di Georges Feydeau con la regia di Alfredo Ruscitto e che avuto come interpreti principali Alessandra Spiga e Mario Lubino. Grazia Scuccimarra, dunque. Una delle poche, grandi signore del teatro italiano. Classe 1944 e non lo nasconde. Anzi, lo evidenzia qui e là, con l’unica concessione a una pallida civetteria autobiografica in due ore di serrato e movimentato monologo, senza pause o paure o esitazioni, una prova che farebbe tremare attrici e attori molto più giovani. Il confronto con Crozza di cui si diceva prima è soltanto una cronaca inevitabile della curiosità iniziale di un pubblico inevitabilmente in maggioranza televisivo che all’improvviso si trova a essere magicamente e stupendamente teatrale. E’ vero che anche Crozza fa satira in un teatro, ma la fa per la televisione e i suoi tempi, i suoi movimenti, le scelte sceniche sono rivolte soprattutto a un occhio e un orecchio elettronici e lontani. E il suo è un certo tipo di meravigliosa satira. Quello di Grazia Scuccimarra è un altro tipo di meravigliosa satira. Il suo è un testo teatrale vero e proprio, serrato e forte, battagliero e legato al nostro presente, naturalmente, ché altrimenti non sarebbe satira. Ma è un presente dilatato nel tempo. Il suo racconto del mondo non è un copione ma è anche letteratura, non è ristretto ai fatti della settimana in corso. O meglio, anche a quelli ma anche a quelli di quarant’anni fa, e lo stesso testo, nella sua diversità e insieme unicità narrativa, andrà bene e sarà fresco ed efficace anche fra quarant’anni. Ed è questa, in fondo, la vera differenza tra teatro e televisione, quella che rende il primo magicamente immortale. La Scuccimarra non è una intrattenitrice, una consumata donna di spettacolo che facendo satira si trova a dovere sviluppare capacità attoriali. La Scuccimarra è tout court una grande attrice che a un certo punto ha deciso di recitare soltanto suoi testi sotto forma di lunghi e trascinanti monologhi dall’intento satirico. La sua satira non è quella del giornale del giorno in cui si va in scena, è quella dei libri di storia. La risata è ugualmente forte e catartica, ma non vi troverete il politicuccio che magari domani nessuno più ricorderà, ma riderete di fatti e di costumi che investono generazioni e percorsi esistenziali ampi e condivisi. La Scuccimarra si mette a nudo in un irrefrenabile racconto di vita e così mette a nudo i nostri tempi e denuda ciascuno di noi che la sentiamo e la guardiamo percorrere il palco a dipingerci la sua versione del mondo con i mille accenti e i toni sapienti di una recitazione magistrale.
La foto in alto è tratta dal profilo Facebook di Grazia Scuccimarra
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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