Cari italiani, la dannazione di avere una memoria da elefante mi obbliga ad indirizzarvi questa mia. Dal dopoguerra ad oggi il ceto popolare, quello da cui provengo e nel quale tuttora politicamente mi identifico, aveva ottenuto lo Statuto dei Lavoratori, il contratto collettivo nazionale di lavoro, la legge sull’equo canone (come espressione del diritto alla casa). Il servizio sanitario nazionale come espressione del diritto alla salute anche per i non abbienti. Sul piano delle libertà civili e, diciamolo, borghesi, la legge sull’interruzione volontaria della gravidanza e i consultori e la legge sul divorzio. Ho citato solo poche, pochissime conquiste del ceto popolare e della società civile attraverso lo strumento democratico.
Poi, a partire dagli anni ‘80, cari italiani, avete democraticamente scelto, attraverso i vostri rappresentanti, di sputare sullo stato sociale in nome del mercato. Vi siete crogiolati nella vostra nuova veste e tutela di consumatori, e vi siete arresi, come lavoratori, all’individualismo. Avete abbandonato la solidarietà tra compagni di fatica. Avete difeso la TV commerciale e idolatrato calciatori, comici, cantanti e da ultimo anche troioni di ambo i generi spiaggiati su isole caraibiche. Avete cavalcato ogni onda nella politica come nel costume, smesso di amare la cultura e di educare i vostri figli al bello, al giusto, all’umano. Avete cancellato la sinistra vera preferendo magnati televisivi, pubblici ministeri, parolai, comici e cialtroni d’ogni risma. Avete sputato sul vostro passato di lotte e di conquiste, irridendo chi continuava a chiedere giustizia sociale, lavoro vero, istruzione e solidarietà. E siete pian piano diventati più disperati, più soli, più razzisti e più servi.
Vi scrivo queste cose dolorose dal mio piccolo angolo di osservazione. Dopo essere passato dall’ingrato ma appassionante ruolo di consigliere comunale ad una brevissima e interrotta esperienza parlamentare, in un’altra epoca. Senza aver mai conseguito un privilegio, stando sempre dalla stessa parte, quella di chi non ha altra forza che la propria tenacia. Non vi guardo, cari italiani, né con odio, né con disprezzo, non ne ho certo il diritto. Vi osservo ormai con una tristezza infinita. Perché anche se non lo ammetterete mai, neppure con voi stessi, state raccogliendo e raccoglierete ciò che avete seminato e smesso di seminare.
[foto: http://www.labottegadelbarbieri.org]
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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