In questa fotografia banalissima e scattata dal balcone di mio cognato c’è tutta la differenza tra l’appoccio catalano alla lingua e quello sardo.
Un banalissimo cartellone pubblicitario della Bosch in catalano.
Ecco perché il catalano è una lingua normale e il sardo non lo è: con il catalano si guadagnano dei bei quattrini.
Con il sardo, invece–come sa bene chiunque con il sardo ci lavori–di quattrini ne perdi.
Oddío, qualcuno–molto pochi!–è riuscito anche a guadagnarci, ma queste sono le eccezioni.
Nel novembre 2010, la Volkswagen ha tentato il colpo della pubblicità in sardo, ma senza successo.
A nome di tutta la borghesia sardignola, si era inalberata la nota scrittrice italiana, Michela Murgia, che, fresca di premio Campiello, aveva dichiarato nel suo blog: “Dietro il linguaggio mimetico [della Volkswagen] c’è uno che vuole che tu abbassi le difese, e quindi è altamente probabile che ti voglia anche fottere.” https://bolognesu.wordpress.com/2010/11/21/alla-fiera-dei-geni-incompresi/
Ma no?
Ma va?
Attenzione!
State in campana!
La Volkswagen vuole vendervi una macchina!
Uno che dice una scemenza del genere, in un paese normale sarebbe stata seppellito da un mare di risate.
Invece ha vinto lei.
L’esperimento della Volkswagen non ha avuto alcun seguito.
La borghesia sardignola vive di italiano, mangia di italiano, pensa italiano, ha il cuore italiano.
E allora dimentichiamoci la Catalogna.
Non potrà mai essere il nostro modello, con la sua borghesia produttiva che non campa delle briciole che cadono dalla tavola del governo centrale.
Possiamo girarla come vogliamo, ma la differenza è tutta qui.
La borghesia sardignola, con in testa gli intellettuali sardignoli, campa da quello che gli passa l’Italia.
In testa a tutti Michela Murgia e i professori dell’università italiana di Sardegna che ci governano.
Due sere fa ho seguito la telecronaca della partita Manchester City-Barcellona.
Telecronaca in catalano sparato a raffica.
Di catalano si campa.
In catalano si guadagnano quattrini.
Con il sardo ci si rimette.
Lasciatevelo dire da uno che ci ha provato ad affrontare la questione della lingua da professionista.
È ovviamente troppo chiedere alla borghesia sardignola di darsi la zappa sui piedi.
Ormai–Pigliaru in testa–non lo conoscono nemmeno, il sardo.
E danno la colpa al destino cinico e baro per la loro ignoranza.
Ormai hanno un handicap e figuriamoci se sono disposti a mettere in discussioni i propri privilegi per creare le condizioni necessarie alla realizzazione del bilinguismo e della normalizzazione del sardo.
Il sardo, come lingua viva, parlata da parlanti nativi, sparirà entro una generazione, quando la mia generazione uscirà di scena.
Farà la fine dell’irlandese: parlato–chissà come–da una manciata di intellettuali e–finalmente–posto su un piedistallo dalla borghesia pidocchiosa e necrofila che ci governa.
Barcellona, 26 febbraio 2015, ore 8.04
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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