È morto Ettore Scola. È da una settimana che sento “Fatti una risata, vai a vederlo, Zalone!”. Sì, ho voglia di ridere. Ma rivedrò “La Terrazza”. Il film che chiude la commedia all’italiana, anno 1980, e ci lascia a un decennio di incertezze, davanti alla macchina da presa, e dietro. E Scola lo sapeva mentre con la sapienza di chi ha fatto il regista, lo sceneggiatore e il soggettista, allestiva la scena su quella terrazza disponendo attorno al tavolo apparecchiato e avvicinando l’occhio della macchina, un Tognazzi produttore cinematografico dalle poche idee e tante rogne con la moglie, il da lui tallonato Trintignant sceneggiatore reduce da un esaurimento nervoso, il grigio giornalista di Mastroianni, Serge Reggiani insicuro funzionario RAI che soccombe- professionalmente e non solo- all’idea di concedere uno spazio ad una seria americana nella fascia pomeridiana. E poi lui, Gassman deputato del PCI che confessa in assemblea la sua relazione extraconiugale con Stefania Sandrelli. Se, come ha scritto la critica, “Scola ha la propensione a una narrazione frammentaria e aneddotica, più incline al gag o al bozzetto fulminante che all’intreccio organicamente coeso e strutturato”, la Terrazza, dopo averlo visto per intero, si può rivedere anche nei suoi episodi: ognuno è un pezzo della visione di Scola, di quel “Come eravamo, come siamo, come saremmo potuti essere”. La commedia di Scola è quella della disillusione, della fine di un qualcosa, di un tipo di un cinema e di un’epoca. Una chiusura e una parabola immortalata dal cast elencato in una delle tante memorabili battute regalate al Tognazzi che racconta il film che Trintignant dovrebbe aver scritto ma non riesce a finire: “E’ un film sul conformismo, solo visto in ottica comica: cinque episodi tutti copiosamente da ridere, con un pizzico di sesso ma senza esagerare: insomma, un Sordi, Manfredi,Tognazzi,Pozzetto, Muti”. E anche se quel “come siamo diventati?”, a fine della serata scatena i rancori reciproci, “Fino ad adesso abbiamo assodato una cosa: che il più coglione di tutti è Luigi!”, “Che dio vi stramaledica, ma perché vi frequento, io!”, è pur sempre commedia, anche se agra. E allora, la cena è servita, la camera di Scola ce li lascia così questi mostri del nostro cinema: allontanandosi discretamente e lasciandoli cantare, folli e senza logica, Trenet e i Tullipan del Trio Lescano, mentre fuori piove.
http://https://www.youtube.com/watch?v=2Dl9NGHh7iY
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Cara Cora (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
Piacere, Madame. (di Giampaolo Cassitta)
Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design