Era il 10 dicembre 1927 quando una donna riceveva, a Stoccolma, il premio Nobel per la letteratura. Quella donna era sarda e il suo nome è conosciuto in tutto il mondo: Grazia Deledda, unica donna italiana – finora – a ricevere il massimo riconoscimento per la letteratura. Il 10 dicembre è una data storica per Stoccolma: nel 1906 l’allora Presidente degli Stati Uniti d’America Theodore Roosevelt riceva il premio Nobel per la pace. Il 1938 è la volta di un altro italiano: Enrico Fermi riceve quello per la fisica.Nel 1975 è Andrei Sakharov a ricevere il nobel per la pace e nel 1983 è Lech Walesa a ritirare sempre il premio per la pace. Così come nel 1989 è Tenzin Gyatso, il 14° Dalai Lama a recarsi a Stoccolma e ricevere l’ambito e prestigioso nobel per la pace.Il palazzo della consegna dei nobel è un palazzo austero, molto nordico e visitarlo è davvero emozionante. L’ho fatto nel 2010 pur non essendo in lizza per nessun nobel e l’ho fatto perché ero curioso di visitare Stoccolma, città bellissima e accogliente.Ricordo, di quella visita, la guida biondissima che parlava un eccellente italiano e che ci spiegò i vari momenti della consegna del Nobel: di come le persone dovessero muoversi, quali passi sulle scale, dove doveva ricadere lo sguardo. Poi ci illustrò tutti i preparativi per il pranzo dei Nobel. Ci fece osservare i piatti e ci spiegò la disposizione sui tavoli. Ci fece provare la discesa dalla scala chiedendoci di guardare verso un punto ben preciso dove era collocato un rosone: “Un nobel deve mantenere lo sguardo sempre alto, fiero”.Lo feci. Scesi quelle scale e mi immaginai che da quelle parti erano passati la Deledda, Fermi, Quasimodo, Montale, Rita Levi Montalcini, solo per ricordarne alcuni.Provai a mantenere lo sguardo sul punto preciso indicatomi dalla guida ma non ne fui capace.Non avevo il fisico da premio nobel e capii che stavo utilizzando “altrui scale”.
Giampaolo Cassitta
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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