“Poi, quando vi schiacciano…”. Quando vi schiacciano. Come scarafaggi, come insetti.
Domenica mattina, sole splendente. Pedalo sulla circonvallazione del paese assieme ad un amico. Procediamo in fila indiana poi, quando stiamo per arrivare all’incrocio, lo affianco: il semaforo è a cinquanta metri da noi ed è rosso, dovremo fermarci. Sento il clacson insistito di un’auto alle nostre spalle, insistito e fastidioso. Il classico guidatore irritato dall’ostacolo che si profila in lontananza, davanti a lui. Non importa che la carreggiata in quel tratto sia larga e le nostre bici non rappresentino un impedimento, lui suona per principio. Suona e dai finestrini socchiusi tuonano insulti verso di noi, ma ci siamo abituati e non replichiamo. Solo che il semaforo è rosso e l’automobilista deve suo malgrado fermarsi. Lo affianchiamo e il mio amico gli rivolge la parola per chiedergli il perché di quello strombazzare isterico. Al volante è una signorina, accanto a lei un signore maturo ma giovanile, barba folta e parlantina sciolta. Hanno abbigliamento da domenica di festa, l’aria di chi sta andando ad un barbecue da amici. È l’uomo a rispondere al mio amico. “Anch’io vado in bicicletta, ho le gambe da ciclista, ma quando vi vedo andare in affiancati così date fastidio…” “Però adesso al semaforo si è dovuto fermare”, ribatto. Resta interdetto: “Certo!”. Lo incalzo: “Mi spiega cosa avrebbe fatto di quei due secondi della sua vita che avrebbe risparmiato se non avesse trovato due ciclisti sulla sua strada?”. La discussione si dilunga, io spiego che certe volte noi ciclisti siamo sì imprudenti, ma non in questo caso, perché in quel tratto la strada è ampia e comunque il semaforo ci avrebbe costretti allo stop. Si dilunga, il confronto, tanto che i conducenti delle auto alle spalle dei nostri due interlocutori suonano infastiditi, perché al verde del semaforo la colonna tarda a riavviarsi. “Ecco, hanno sprecato due secondi di vita, del loro preziosissimo tempo in una discussione inutile” penso. Ma non faccio in tempo a dirlo, perché la signorina parte sgommando, non prima di aver tratto le sue conclusioni: “Poi, quando vi schiacciano…”. Come scarafaggi, come insetti. In una domenica mattina di sole in cui si potrebbe anche andar piano, per una volta.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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