Leggo su un’intera pagina de l’Unione Sarda le rivelazioni della giornalista Paola Bacchiddu, già nota per la sua originale campagna di sostegno a Tsipras e poi per le manifestazioni di stima rivolte a Matteo Salvini. Nel pezzo pubblicato oggi, si dà conto della disparità di trattamento riservata agli avventori di locali pubblici in quel di Santa Teresa Gallura: secondo quanto riportato, nei bar sarebbero applicate tariffe “dimezzate” per i clienti del luogo e “raddoppiate” per i turisti. Non è ben chiaro se per “raddoppiate” si intenda rispetto al prezzo indicato nel listino del locale – nel caso si tratterebbe di un reato, da segnalare alla Guardia di Finanza – o rispetto allo sconto accordato ai locali, il che significherebbe un importo pieno. Comunque sia, da questa esperienza ne discende una riflessione su certo turismo improvvisato e sugli umori altalenanti dei nostri commercianti. Non devo difendere nessuno e, peraltro, non appartengo alla categoria secondo cui l’imprenditore corregionale ha sempre e comunque ragione: è vero che abbiamo molti limiti da colmare e spesso, nella gestione del turismo, pecchiamo di superficialità. Sulla questione delle tariffe dimezzate ai locali, tuttavia, posso portare a discolpa dei commercianti galluresi la mia esperienza personale. Questa abitudine, lo riconosco, esiste. Ho lavorato per dieci anni in Costa Smeralda, con addosso una divisa da guardiano. La mia giornata valeva quarantamila lire e, di tanto in tanto, capitava per circostanze impreviste di affrontare le otto ore di servizio sprovvisto della merenda amorevolmente preparata da mia mamma. Allora mi toccava entrare al bar per una bottiglia d’acqua, un panino e – nei notturni – l’indispensabile caffè. Erano gli anni novanta e a Porto Cervo, già da allora, per un panino, una bottiglia d’acqua ed un caffè si lasciavano in un bar diecimila lire. Rischiavo di restare in mutande, per usare una metafora cara alla collega Bacchiddu. Molti baristi, sapendo che non stavo consumando da turista ma da dipendente stagionale, mi concedevano uno sconto robusto, addirittura dimezzando il conto. Precisiamo ulteriormente: non è mica una colpa andare in vacanza, io ci vado ogni volta che posso, ma certo quando vado per il mondo da turista non mi aspetto sconti o trattamenti di riguardo. E non mi scandalizza, invece, che tra chi si conosce ci si scambi qualche favore. Fossero questi, i problemi del turismo.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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