Dev’essere stato il 1993, era certo un giorno imprecisato di tarda estate. Stavo sul sedile passeggero di una Uno bianca, segnata sulle fiancate con la scritta “Servizi Vigilanza Costa Smeralda”. Al volante c’era Mario, un collega anziano. Giravamo a passo d’uomo per le stradine del Pevero golf club, quando dal cancello di una villa uscì il proprietario con due valigie, una per mano. Mario lo riconobbe – Mario in Costa Smeralda conosceva tutti – e si precipitò a salutarlo. “Buonasera signor X. Sta partendo?” Quello ci fissò con una delle espressioni più sprezzanti che abbia visto in vita mia su un volto umano, poi rispose. “Sì, parto. Torno a lavorare. Se noi non lavoriamo, chi vi mantiene voialtri?” Aveva una villa in Costa Smeralda, versava le quote consortili che servivano anche a pagare gli stipendi delle guardie giurate come noi. Questo gli dava il diritto di insultarci, trattandoci da parassiti. Mario aveva una ventina d’anni di servizio alle spalle e sulle spalle, condotti con dedizione e impegno. Lo vidi accasciarsi, ferito nell’orgoglio, disarmato di parole, abbattuto da quella risposta così vile e violenta. Ingranò la prima e ce ne andammo, in silenzio. Me lo ricordo sempre, questo fatterello, perché ripensandoci ho maturato un rimpianto ed un rimorso: sarebbe stato mio dovere scendere e insultarlo, quel condomino arrogante. Mario aveva una famiglia, un’età, il dovere della prudenza. Io avevo 22 anni e poco o nulla da perdere. Invece finì così, senza un fiato.
Però non sempre finisce così. Non sempre finisce con un lasciamo perdere o una bocca serrata per il quieto vivere.
Un sabato di un’estate di una decina d’anni fa, una mia amica dipendente di una lavanderia. Alla mia amica daremo un nome di fantasia: Sonia. Si presenta un turista, deposita sul banco un sacco gonfio di biancheria da lavare, esige di poterla ritirare il giorno dopo. Sonia: “Noi di domenica siamo chiusi, possiamo consegnarle la sua roba lunedì”. Turista: “Come sarebbe a dire domenica siamo chiusi? Voi sardi vivete grazie ai nostri soldi e la domenica vi permettete di chiudere?”. Sonia: “Se le sta bene è così, altrimenti può riprendersi la roba e andare da un’altra parte”. Il turista borbotta, mugugna e protesta, ma alla fine china la testa e si rassegna a ritirare le sue mutande di lunedì. E il lunedì, infatti, si ripresenta. E di fronte, al banco, trova nuovamente Sonia, che prontamente consegna la biancheria lavata e stirata. Turista: “Quanto le devo?” Sonia: “Nulla, a posto così”. Turista: “Come sarebbe a posto così?” Sonia: “Sarebbe che offro io. Così, solo per dimostrarle che a sopravvivere ce la possiamo fare anche senza i suoi spiccioli”.*
*Il conto della lavanderia era di 48 euro.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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