Si possono raccontare le immagini? Era un problema che ho avuto da sempre. Alcune volte ho cercato le parole cui poi sono seguite le immagini. Altre volte è successo l’esatto contrario. Certe fotografie, certi paesaggi, certe pose strambe hanno generato piccoli pensieri, a volte storie, altre volte addirittura racconti e romanzi. Le immagini raccontano e i racconti sono immagini. Collaboro, per passione, ad un semestrale edito in Sardegna e che si chiama, appunto “Sardegna immaginare”. Mi hanno chiesto, la prima volta, di raccontare la Casa Reclusione di Is Arenas, un luogo paesaggisticamente magico e bellissimo, tra le dune di Piscinas e le spiagge di Scivu dove i detenuti lavorano la terra, si dedicano al miele e all’allevamento dei cavalli. Un luogo sicuramente originale da raccontare. Stavolta, quasi per gioco, mi hanno proposto la foto di un bronzetto (serviva per un bel servizio sui giganti di Mont’e Prama firmato da Raimondo Zucca) una maschera del carnevale mamoiadino ed infine la foto, bellissima, di una campana dietro il monte di Gonare. Mi piaceva l’idea di imbastirci parole e l’ho fatto. Sui giganti, Sardegnablogger ha scritto moltissimi post, tutti molto interessanti. Devo dire che grazie a loro ho imparato ad amare questo pezzo di storia, ad amarla fortemente. Il semestrale ha delle foto bellissime e interventi non banali. Non è il solito periodico patinato regalato ai turisti. Probabilmente nelle intenzioni dell’editore è, invece, una sorta di vademecum per i sardi che sono convinti di conoscere la Sardegna e poi, in fondo, non l’hanno mai incontrata per davvero. Su questo numero, per esempio, oltre alla storia del Nuraghe di Santu Antine e i giganti, si parla di Stintino, di Orosei, di Mamoiada, Castelsardo e di Gairo Vecchia, luogo assolutamente da visitare. Intorno piccole parole e molte foto. Lo suggerisco non solo per un viaggio intenso dentro la nostra isola ma anche e soprattutto perché le immagini evocano storie e le storie, in fondo, sono le immagini della nostra anima.
immaginare i giganti di Mont’e Prama: “Chissà quale strada si intraprende per abbracciare la storia. Non ci sono curve e neppure salite in un viaggio a ritroso. Perché le pietre parlano, raccontano, levigano i lunghi attimi che dividono le esistenze. Camminare attorno alle pietre ci riporta a tempi magici, lontani, pieni di colori e rumori quasi scomparsi.” immaginare il carnevale e le maschere di Mamoiada: “Sono occhi che non si notano, fuggenti e forti. Neri come la notte nera. Danzano tra le maschere e gli umori e saltano alla rincorsa di un animale sorridendo con ghigno triste. Balla per la vita e per la morte, balla che la terra è fertile e sovrana. Balla e sorridi per pochi giorni nei colori e negli istanti di una risata stanca, tra le maschere e la vita “. Immaginare il santuario di Monte di Gonare “Ascoltare il rumore del silenzio tra le valle senza uomini. Camminare assorti in un giallo che solo la Sardegna riesce a disegnare e un verde che solo in questi luoghi si riesce a respirare. Il rumore della preghiera alle pendici dell’infinito e campane che rispondono lontane. Un viaggio nella memoria, tra la la terra e il cielo.
Ecco, se queste parole vi hanno incuriosito, siete pronti per un viaggio tra le immagini e le storie di un semestrale dal forte sapore di Sardegna: Sardegna immaginare, un bel viaggio da intraprendere.”
Giampaolo Cassitta
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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