Sarà pure importante, a questo punto della Storia, sapere se i nostri avi coltivavano la vite e bevevano già il Cannonau ai tempi dei “Tirreni” (costruttori di Torri che eravamo noi, non v’è dubbio).
Sarà pure importante sapere i perché ed i come quella Cultura e quella Civiltà ragionassero e vivessero all’epoca, specie nei rapporti con gli altri popoli ed altre terre che sicuramente visitavano, essendo pure (più che comprovate conclusioni) degli esperti navigatori che non temevano le lunghe distanze e le miglia marine ma che difficilmente partivano dall’isola per portare guerra, loro portavano provviste e prodotti, cultura e conoscenza da vendere e condividere, in pace, ovunque sbarcassero dopo quei lunghi viaggi. Difficile credere che partissero in flotte numerose di imbarcazioni, siccome è provato che da quei viaggi tornassero, con nuovi materiali e nuove idee, evoluzione si chiama.
A stare qui ad attendere riscontri e che si mettano d’accordo i capoccioni, si fa notte.
Capoccioni che mal sopportano le intrusioni di chi, a parer loro “profano”, pensa e parla del nostro passato storico e archeologico pur facendo altro mestiere dall’archeologo. Avessero almeno la decenza ed il coraggio di firmarsi, macché, nicknames e falsi ID dietro i quali si nascondono e dai quali lanciano le loro supponenti ed infanganti ingiurie su chiunque non faccia parte del loro ristretto circuito, da detentori di verità assolute sulle quali la Storia sta spargendo il sale della vergogna, sputtanandone buona parte delle teorie sin qua esposte sul nostro passato. Quello che preoccupa davvero però, è il fatto che nemmeno ci si provi più a capirsi, ad esplorare con animo pioniere quei confini oltre i quali solo la pazzia e l’utopia si spingono ogni volta, invece di arrivarci, come ci arrivammo all’epoca di quelle Torri, con l’intelligenza, con il combinato disposto fra DNA e Mente lasciandone fuori la pancia. Ed invece sulle pance agiscono, questi adepti della c’untura atteggiati a grandi studiosi. Vorrebbero che tutti gli altri non s’interessassero di archeologia e di storia, le proprie, ma che si debbano accontentare di quanto essi raccontano e scrivono di un passato cucito addosso a tutti, su misura, più comodo e meno impegnativo, perché non richiede nemmeno lo sforzo di pensare, è già pensato per te.
Visto che sul passato non si riesce proprio ad essere d’accordo, direi che sarebbe meglio smetterla, oggi, per guardare al futuro. Posto che le ipotesi non hanno mai ammazzato nessuno, mentre le verità assolute prive di fondamento di vittime ne contano parecchie. Cosa ce ne facciamo, oggi, di tutto quel patrimonio archeologico disseminato per tutta l’isola? Aspettiamo che altri “detentori di verità e verbo” ci ricamino sopra mentre si abbeverano delle risorse disponibili? Oppure anche noi “profani” abbiamo magari voce in capitolo, proposte ed idee da confrontare? La seconda direi, senza ombra di dubbio.
Chiunque abbia a cuore quest’isola non può che offrire un contributo positivo e del tutto innocuo se non arrichente, ma siccome non tutti siamo degli ignoranti profani, potrebbe anche essere che un emerito sconosciuto, anche per errore, tiri fuori le teorie più realistiche e verosimili sul passato della nostra Cultura così come quelle più astruse, come fece un noto pregiudicato con i Nuraghes, recentemente.
Questi professionisti del dileggio sanno bene quali bersagli evitare e li evitano, danno addosso a chi non può difendersi, secondo loro, ma credo che a breve “prenderanno colpi” (come si dice da ‘ste parti) visto che, di colpi, ne stanno già perdendo parecchi. Qualcuno di loro comincia già ad affiorare, a non nascondersi più, ma è solo una tattica per sviare le indagini, viste le numerose denunce piovutegli addosso. Poi, ad onor del vero, non è che dicano solo infamie, su qualcuno magari c’azzeccano pure. Qualcuno che gli somiglia più di quanto credano.
Guardare avanti, ecco cosa è bene fare quando sul passato non ci si trova d’accordo su nulla, capire come e dove valorizzare le nuove e le vecchie scoperte, come creare lavoro per molti e non cospicue somme e carriere per pochi, la Cultura di un popolo non può e non deve essere monopolio esclusivo di nessuno ma bene diffuso, l’esatto contrario di quanto sinora hanno fatto questi “scienziati”, ma anche una buona parte di sardi.
Sardi che sono così pochi da avere bisogno degli immigrati per riempire le scuole, le case e le casse e che per questa ragione dovrebbero e potrebbero vivere in modo davvero più consono e dignitoso se solo potessero accrescere e coltivare ognuno la propria, di cultura. Invece siamo relegati all’approssimazione e all’abbandono scolastico sempre più frequenti, condannati a classi dirigenti di stampo coloniale, colonizzata infatti è la nostra Storia, colonizzato il territorio, coglionizzati noi, ancora, dopo secoli. Siamo alle soglie del terzo millennio ed ancora boccheggiamo, ipotizziamo ed aspettiamo un Messia che scenda a risolvere i nostri problemi dal cielo o da un aereo, che venga qualcuno a raccontarci chi e com’eravamo, invece di frugare dentro al nostro DNA dove tutto è scritto ma non è scritto in italiano, per questo ancora in troppi non lo capiscono, non lo leggono o non leggono per niente, ma da quando ci sono i social network tutti scrivono e si esprimono, per fortuna e alla faccia degli Untori.
E mentre questi cercano di propinarci altre teorie preconfezionate, “fatte a posta per te”, sarebbe ora di smetterla di aggirarsi fra ruderi e reperti alla ricerca di un passato che non si trova e dedicarsi a farlo affiorare da quel DNA che ognuno di noi conserva grazie al coraggio, alla lungimiranza e alla Cultura di quei nostri avi di cui così poco conosciamo, che sono stati capaci di disseminarla per tutto il Mediterraneo, se non nel mondo intero con la sola forza della ragione e della consapevolezza, annullate dalle armi e dai conflitti, dalle invasioni e dalla bramosia coloniale di conquista dei molti stranieri e locali che a questo hanno sempre mirato. Infatti, non a caso, quel DNA si risveglia anche in molti visitatori e li rende figli di questa terra, a volte anche più degni di molti che la abitano e vi sono nati, perché sardo è chi Sardo si sente, nel profondo e non ci sono passati, presenti o futuri che possano negarlo.
A menzus bidere
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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