I cavalli a fine Agosto non me li ricordavo. Come non mi ricordo nessuna festa di paese per San Sebastiano, coi cavalli o senza. I cavalli me li ricordavo solo per San Pietro, a Giugno, e a Ferragosto per la processione.
La stagione delle feste di paese iniziava poco dopo la scuola. C’era sempre un sacco di gente alle feste di paese, anche da fuori arrivavano.
Noi di feste ne avevamo un sacco e rispetto alle compagne di classe potevamo uscire e farci “belle” per più sere di fila.
Prima dell’ingresso trionfale in piazza, con le amiche ci nascondevamo nel vicolo. Ci truccavamo in un modo che per noi era pesante, quindi figo, senza accorgerci che l’effetto ottenuto era quello di assomigliare a Robert Smith dei Cure più che alle ragazze sviluppate e inseguite dai ragazzi. Robert Smith non lo conoscevamo neanche, ancora.
Il bello del paese manco sentiva i litri di profumo da supermarket che ci eravamo spruzzate addosso e manco morto avrebbe gustato l’alito delle due tirate di sigaretta clandestina fumata sempre lì, dietro il vicolo. A comprare le noccioline ci mandavamo la più coraggiosa e la sera passava così, su e giù e a sgranocchiare, mentre il bello se ne stava, giustissimamente, per i fatti suoi.
La scena si ripeteva per Sant’Antonio, quello da Padova prima e Abate, che protegge i centauri poi, la Madonna degli Angeli, il lunghissimo Ferragosto e i candelieri e olé, gran galà finale con l’immolazione delle pecore e l’Addolorata con le fiaccole. Poi di nuovo tutti a scuola. Lo spirito del leggendario Gambrinus, protettore del malto e del luppolo, vegliava benevolo su tutti i paesani in queste estati infinite, anche senza averne una a suo nome, di festa.
Ora si sono aggiunti San Michele, San Sebastiano coi cavalli, San Matteo e mi hanno anche detto, perché io non ci vado più, che all’uscita, i candelieri hanno fatto l’inchino. Mica ai boss, ma ai bar. Ma la gente non è più tanta.
Ci sono passata nella piazza di una festa. Nemmeno la bella ragazza importata dalla città in shorts rossi riesce ad attirare gente, e gli ex voto per Gambrinus, lattine buttate a terra, sono più degli spettatori.
Le ragazze, ora, le sigarette le fumano davanti a tutti con fare da camionisti che hanno percorso chilometri e chilometri e da casa escono già truccate.
Un’altra festa, già che ci siamo però, la vorrei. Dedichiamone una a San Canuto Lavard, patrono dei calvi. Perché ora, al bello del paese, per colpa di Gambrinus gli è venuta una panza così e ha perso pure tanti capelli.
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Elio e le storie disattese (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
Piacere, Madame. (di Giampaolo Cassitta)
Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.
Unisciti a 18.018 altri iscritti
Indirizzo e-mail
Iscriviti
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design