Spunta sempre un fiore, dal lago di sangue del massacro. L’umanità non vi affoga tutta, perché quel fiore emerge dal pelo del mare rosso: la follia e l’odio non prevalgono mai completamente, il sangue non soffoca ogni pietà. Oggi, 12 agosto 2015, sono settantuno anni dall’eccidio di Sant’Anna di Stazzema. I soldati tedeschi entrarono in fila indiana nei villaggi che compongono questo centro in provincia di Lucca, montarono una mitragliatrice e spararono indiscriminatamente. Vennero uccise 560 persone, neppure i bambini furono risparmiati: 130 di loro caddero sotto il fuoco nazista. Era una delle rappresaglie tedesche seguite all’armistizio. I tedeschi vennero guidati in paese da alcuni fascisti del posto. Enio Mancini era un bambino pure lui. Si era nascosto in un bosco di castagni, a pericolo scampato uscì allo scoperto e corse nella piazza del suo paese. Vi trovò pezzi di corpi umani disseminati ovunque, cadaveri bruciati su cui banchettavano sciami di mosche. Ma Enio e altri bambini erano scampati al massacro e oggi possono alimentare la memoria della strage. Perché? Lo racconta lui stesso, nelle varie interviste che potete trovare anche su youtube. Enio e i suoi compagni vennero scoperti e affidati ad un giovanissimo soldato tedesco. Il ragazzo con la divisa si tolse l’elmetto, impugnò il mitra e sparò una raffica in aria, poi ordinò ai ragazzi di restare nascosti. Aveva avuto ordine di uccidere gli ostaggi, a rischio della sua stessa vita mentì per risparmiarli. Aveva diciassette, forse diciotto anni, secondo i ricordi di Enio. Nessuno conosce il nome di quel fiore, sopravvissuto al dilagare del massacro. Oggi, 71 anni dopo Sant’Anna di Stazzema, io preferisco ricordare l’atto di coraggio di un singolo uomo e tacere la ferocia dei più. Si poteva essere umani, il 12 agosto del 1944, anche se se si aveva addosso una divisa tedesca.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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