Un sociologo di una certa fama scrive su Facebook che in Italia ci sono nove milioni di rincoglioniti. Perché nove milioni di spettatori ha avuto il Festival di Sanremo, secondo i dati Auditel della prima o forse seconda serata.Ma un altro sociologo di pari fama, sempre su Facebook e citando Alberoni, osserva che il Festival di Sanremo è un degnissimo oggetto di studio e chi lo disprezza vive al di fuori della realtà (preciso: il secondo sociologo non polemizza col primo, sono due post indipendenti l’uno dall’altro).
Non ho visto neppure un minuto del Festival, da qualche anno mi annoia a morte.Ma non mi sono perso neppure un commento al Festival, quelli sì che li trovo divertenti: è come origliare, cercare di immaginare quel che succede dentro una stanza chiusa a chiave senza vedere quel che vi accade.Mi sono fatto l’idea che Sanremo, in realtà, non esista. Come cantava Claudio Rocchi, è proprio la realtà che non esiste.
L’opinione va oltre le competenze, la formazione, le esperienze: gente che ha percorso lo stesso cammino e visto la vita dalla stessa prospettiva si trova poi fatalmente in disaccordo, dal pulpito-divano.
Continuo a spingere sulla rotella del mio mouse e a studiare le bacheche degli altri.Intercetto il commento di un amico giornalista di cui ho profonda stima, grande appassionato e mi pare pure molto esperto di musica. Sarcastico, confessa di essere affranto perché hanno assegnato il titolo di “maestro” a Cesare Cremonini.Mi convince, perché io sono un discepolo di un altro Maestro, Franco Battiato, che non mi pare abbia molto a che vedere con Cremonini, anche considerando che si può essere maestri di scuole diverse.Però poi resto incagliato nel post di Mario Venuti, cantautore di cui ho assoluta ammirazione (“Veramente”, secondo me, è una delle più belle canzoni italiane del nuovo millennio).Anche Venuti parla di Cremonini e, in sostanza, scrive che gli ricorda Lucio Dalla, addirittura che Dalla rivive nella carne (non voleva essere una battuta) di Cremonini.A chi devo credere?
Ecco il girone dei critici televisivi.Uno, giornalista di una testata regionale, ha trovato di pessimo gusto il monologo di Checco Zalone, di cui io non so assolutamente nulla.Un altro giornalista, di altra testata regionale, cercando di emulare la spocchiosa saccenza di Aldo Grasso, prende le difese di Zalone segnalando che quello è il suo registro umoristico: di cosa ci si sorprende?Molti hanno trovato brillantissima la tenzone tra Iva Zanicchi e Drusilla, altri di una banalità avvilente. Io di questo colloquio pubblico so solo la parte della replica “io sono colta”, il resto lo ignoro.Ieri sera pare che il cantante Gianluca Grignani sia salito sul palco in instabile equilibrio (non avendolo visto, mi fido di quel che ho letto).Immediatamente i social si sono messi in moto e hanno prodotto una serie di caricature e sfottò, una delle quali annunciava che per televotare il suddetto Grignani bisogna chiamare il numero 118.Ma l’altra parte di Facebook, subito dopo, ha replicato indignata, invitando a vergognarsi chi aveva cercato di strappare una risata ricamando sul momento di debolezza del cantante.Sono tutti maledettamente seri. Ma io credo che la realtà di Sanremo non esista o, se esiste, è solo la quotidianità in prima serata.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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