La Mannoia ritorna a Sanremo. Non come concorrente ma più semplicemente come super ospite. La sua ultima apparizione “in gara” risale al Sanremo 2017 dove arrivò incredibilmente seconda con una canzone costruita per vincere, ma quell’anno c’era la scimmia che balla di Gabbani e niente, Sanremo premiò una canzone scanzonata e decisa a far dimenticare le parole di “che sia benedetta”. Fiorella dunque ci riprova (dovrebbe cantare domani) con un pezzo scritto a quattro mani insieme a Maria Luisa De Prisco, apprezzata cantautrice irpina che con la canzone “inno al progresso, nel 2010, si classificò seconda al Premio Lunezia. Fiorella è Fiorella: brava, preparata, aria da radical-chic, sempre impostata, sempre seria, sempre lei. Ha partecipato a Sanremo con canzoni che meritavano di vincere come, per esempio, “Quello che le donne non dicono”. Lo ricordo per tutti quelli che continuano a dire: “Ma Sanremo è solo una carrellata di brutte canzoni”. Fiorella portò al festival anche “Le notti di maggio” forse per dimostrare che la musica, per quanto leggera, anche a Sanremo può passare.Stavolta presenterà un pezzo molto vicino a “Che sia benedetta”, non nel testo ma nella melodia: silenziosa all’inizio con ritornello in crescendo come ultimamente ci ha abituato la romana e dolce Fiorella. Sono le parole ad essere importanti e lo sono soprattutto in alcuni passaggi direi “altamente politici”, nel senso che si prova, con una canzone, a produrre “politica alta”. Non è semplice ma Fiorella, insieme alla De Prisco, armoniosamente ci riescono. Ascoltando la canzone e socchiudendo gli occhi siamo trasportati dentro la realtà che ci accompagna ormai da mesi. Provate a non essere d’accordo con la frase: “E ho capito che non serve il tempo delle ferite/che sono sempre meno le persone unite/che non esiste azione senza conseguenza/ chi ha torto e chi ha ragione quando un bambino muore? Eccolo il peso del coraggio che si contrappone a quello del silenzio rumoroso e terribile. Ecco le altre parole che cadranno come pietre domani sul palco di Sanremo: “E allora stiamo acnora zitti che così ci preferiscono/ tutti zitti come cani che obbediscono/ ci vorrebbe più rispetto, ci vorrebbe più attenzione/ se si parla della vita, se parliamo di persone. Avete capito in qualche parte del mondo ci troviamo? E quanto è importante sopportare il peso del coraggio?A chi pensa che a Sanremo non si debba fare politica che in fondo sono solo canzonette vi suggerisco di ascoltare questa dolce e terribile canzone di una coraggiosa e brava Fiorella Mannoia. Anche questo è Sanremo.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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