Se io dovessi definire la dignità non con parole, ma con una fotografia, vi indicherei l’immagine allegata a questo post: un signore in tenuta da operatore ecologico, quelli che una volta chiamavamo spazzini, posa accanto al camion della nettezza urbana.
Il fatto è che quel signore è stato per anni un nome noto, almeno per quelli che come me amano il ciclismo.
Lo “spazzino” si chiama Salvo Aiello, ha 53 anni e per nove è stato il telecronista di Eurosport, importante emittente privata che tutti noi riceviamo sulla nostra piattaforma satellitare. Fino a tre anni fa la sua voce ha raccontato tanti Giri d’Italia e altrettanti Tour de France, spalleggiato dall’esuberante Riccardo Magrini.
Salvo Aiello parla diverse lingue, un italiano impeccabile, la sua competenza professionale è fuori discussione e nelle lunghe telecronache i suoi riferimenti colti, acuti, lasciavano intravedere in filigrana lo spessore di una personalità ben più completa rispetto a quella di un semplice conoscitore di sport.
Poi, improvvisamente, il black out, per motivi mai chiariti. Eurosport decise di non rinnovare il contratto con Salvo, che da un giorno all’altro restò senza lavoro. In genere questi professionisti, così apprezzati e preparati, trovano subito un nuovo lavoro. Non è che il mercato abbondi di cronisti capaci di raccontare per ore e ore, senza mai scadere nella monotonia, manifestazioni sportive ricche come una tappa del Tour, del Giro o della Vuelta, in cui l’aspetto agonistico si mescola con conoscenza storiche e geografiche.
Invece Salvo Aiello non ha più trovato lavoro in una cabina di commento, vittima di un ostracismo dalle ragioni mai chiarite. Misteri di questo ambiente. A me una volta capitò di essere licenziato da un giornale per intervento di un politico locale, ma in quel caso i perché del calcio nel sedere mi apparvero subito chiari ed ebbi modo di farmene una ragione.Salvo, per tre anni, non ha trovato qualcuno che lo volesse.
Pochi giorni fa, finalmente, una ditta che si occupa di raccolta rifiuti gli ha proposto un impiego.
E lui, nonostante il suo passato da volto e voce noti, ha accettato, annunciando la sua nuova veste professionale con la foto che vedete. Mi sembra una storia straordinaria.
Per ingiustizia, per dignità.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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