Dalla struggente poesia tragicomica del “Diario clandestino” di Giovannino Guareschi al monologo da “Filomena Marturano” di Eduardo De Filippo, passando per l’antico, classico sketch dell’avanspettacolo italiano o la ricostruzione di Mark Twain del primo litigio della storia tra una donna e un uomo e mille altre dissertazioni che attraversano letteratura, palcoscenico, set cinematografici e televisivi. Questo “S-coppia, d-istruzioni per l’uso” è soprattutto il raffinato contenitore di una straordinaria performance attoriale di Gaia De Laurentis, Gino Auriuso e Riccardo Bàrbera. Inutile cercarvi nuove e illuminanti scoperte psico-sociali sulle dinamiche del rapporto di coppia o audaci riletture all’insegna del politically correct. Niente che già non si sapesse, ma scelto tra il meglio del déja vu di ogni epoca e soprattutto raccontato così bene da farti accoccolare beato nella poltroncina mentre ti accorgi che stai riguadagnando il gusto per lo spettacolo della buona recitazione teatrale. E il gradimento è stato manifestato con lunghi applausi finali e tanti a scena aperta dal pubblico del teatro Astra di Sassari che ha assistito allo spettacolo allestito dalla compagnia Artenova nell’ambito della rassegna “Etnia e teatralità” organizzata dalla compagnia Teatro Sassari. La regia di Paolo Paschini, le musiche di Marco Schiavoni e le scenografie di Francesca Serpe sono un ottimo complemento del fluido racconto che i tre attori compiono alternando generi diversissimi e unificandoli in una sorta di modernità classica recitativa che riesce a dare al tutto un senso di compiuta attualità, persino ottenendo di togliere l’antica volgarità e donare raffinata comicità alla scenetta, più vecchia del cucco ma sempreverde, del frequentatore di case di tolleranza che per un equivoco finisce nella sala d’aspetto di un dentista.Gaia De Laurentiis ha tutto il brio e la sicurezza di una professionista che sa impadronirsi degli spazi del palcoscenico come di quelli del cinema o delle conduzioni televisive. Ha un sapiente registro umoristico unito a un fondo costante ironico e autoironico che nella recitazione viene educatamente mostrato ma non esibito e questo le conferisce, a mio avviso, l’allure di dominatrice del trio. Gino Auriuso (direttore artistico di Artenova) ha in questo spettacolo il personale apice per l’improvvisa interpretazione del monologo di Mimì Soriano dal terzo atto di “Filomena Marturano”, quello in cui l’uomo chiede chi dei tre sia il suo figlio naturale. E ciò che è bello è la capacità di reinterpretare il personaggio senza tentare le solite, ridicole imitazioni di Eduardo De Filippo. Non sono molti a riuscire in questa impresa, perché lo stile di De Filippo è totalitario e pervasivo come tutte le dittature del Novecento e a sottrarsene per imporre il proprio registro recitativo sono soltanto quelli bravi come a esempio Toni Servillo in “Sabato, domenica e lunedì”. Perfetto anche Riccardo Bàrbera, capace di passare dal comico puro all’argomento più riflessivo mantenendo i tempi e i ritmi incalzanti che questo spettacolo richiede.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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