Torno da un viaggio di dieci giorni a Lanzarote (Canarie) e mi rituffo nell’insulso blablà della Sardegna. Qui si parla, si strepita, si protesta, ci si indigna e non si fa niente. Sono partito che il tema del giorno era Ryanair e la minaccia d’addio definitivo all’isola e sono tornato allo stesso punto della storia, con cento proteste in più e nessun fatto concreto. L’acqua a Sassari continua a essere poca, cara e imbevibile e rischiamo di finire a secco. C’è un sussulto quando la scuola multietnica di San Donato mette alla porta il Vescovo missionario non invitato, proprio mentre i bombardieri di mezzo mondo fanno a pezzi l’Isis, con una media di un guerrigliero morto ogni dieci civili uccisi. Anche la fola della chimica verde lentamente affonda in un disastro ambientale e sociale apparentemente senza uscita. Persino la Dinamo non vince più. Non parliamo di Renzi che è argomento che ho sepolto da tempo. Punto. Che tristezza! Ammetto di essere andato in vacanza alle Canarie con un retropensiero: magari è il posto giusto per viverci. Clima dolcissimo tutto l’anno, oltre tremila ore di sole, poche o punto tasse e c’è anche l’estradizione che mette al sicuro me – che non ho problemi giudiziari – da altri che invece li hanno. Sicurezza ai massimi livelli (la padrona di casa ha lasciato le chiavi nella porta e mi ha pregato di rimetterle lì quando andavo via) e nessun coloured a chiedere una monetina. Se ci sono, lavorano negli hotel, nei bar, nei ristoranti. Magari guadagnano “solo” 800 euro al mese, ma qui con questa cifra si vive più che dignitosamente. Per questo gli “italian retired” fanno la fila con i turisti per un paradiso che non può più attendere. Alcune annotazioni di viaggio: Lanzarote (un ventesimo della Sardegna e un decimo degli abitanti) ha un aeroporto condiviso con i militari come Fertilia. L’aerostazione è doppia: Terminal 2 per i voli interni (Gran Canaria-Arrecife 50 euro per i turisti e 39 per i residenti: questo l’Ue me lo deve spiegare) che è grande come l’infinita – nel senso di mai ultimata – aerostazione di Alghero e il Terminal 1 per i voli internazionali che fa impallidire Linate. Sulla pista, quasi il ponte di una portaerei vicino al mare, una mezza dozzina di aerei Ryanair. E poi compagnie di mezzo mondo e parcheggi coperti che nemmeno ci sono a Cagliari. Il volo con partenza Bologna e arrivo a Las Palmas e ritorno da Lanzarote è costato meno di 200 euro, inclusa la scelta dei posti. Ovviamente non c’era un posto libero sia all’andata sia al ritorno. Come pure sul morituro volo Ryanair Bologna- Alghero. E i nostri politici parlano di area metropolitana, di treni superveloci-lumaca etc etc. Lanzarote, prima di essere ricoperta per metà da una nuova colata di lava alla fine del 1700, era un’isola desertica. Oggi è semplicemente un deserto di cenere e pomice nera. La media delle piogge è di 120 mm annui ma il vento incessante asciuga tutto. Per coltivare la vite si scava nella cenere vulcanica e si costruisce un muretto semicircolare che protegge dal vento e fa condensare l’umidità della notte. Producono una malvasia meravigliosa, profumata e minerale, nota in tutto il mondo. A Flussio, stessi terreni vulcanici e simile vitigno, piovosità quintupla, la cantina sociale ha chiuso da anni. Mistero. E l’acqua? Viene dai dissalatori e da tanti piccoli pozzi: non manca mai, è potabile e ogni famiglia paga bollette nell’ordine dei 20/30 euro al mese. Tutta l’acqua viene riciclata per uso agricolo. Evidentemente non hanno Abbanoa. Ultima annotazione: la tutela dell’ambiente. A differenza di Soru – che è un politico- e con la legge di salvaguardia delle coste sterilizzava i piccoli proprietari mentre lasciava ampi spazi per i grandi investimenti in deroga, il nume tutelare di Lanzarote è stato un artista: Cesar Manrique, maestro nell’integrare l’ambiente con l’impronta umana, nel pieno rispetto delle tradizioni e della bellezza dei luoghi. Il suo manifesto per una armonica crescita turistica dell’isola si apre con un preambolo che è lo stop a tutte le metastasi cementizie che in altre isole delle Canarie hanno travolto ambiente e società. Un manifesto trasformato in legge prima dal governo locale e poi dal governo spagnolo e che detta criteri di bellezza e non divieti e mette la ricchezza dell’ambiente al centro della crescita. Tra gli effetti spicci di questa scelta, lo stop alla costruzione di nuove strade, il divieto di mettere cartelli pubblicitari, di costruire case (tutte rigorosamente bianche con infissi verdi o blu) più alte di due piani, di alterare il paesaggio. Una scelta coraggiosa che lascerà ai posteri un’isola che dal 1993 è stata dichiara “Riserva mondiale della biosfera”. Lanzarote non sarà il mio buen retiro ma sono sicuro che ritornerò. La sua struggente bellezza e la geniale idea che la tutela mi hanno sì affascinato, ma mi hanno anche convinto che si può ancora fare qualcosa per la Sardegna. Per esempio regalare un biglietto Ryanair per Arrecife ai nostri politici. Di sola andata…
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo e-book "Cosa conta".
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