Era incazzato John Maynard Keynes, molto incazzato, il 5 giugno 1919, quando scrisse la sua lettera di dimissioni di esperto economista incaricato alla Conferenza della pace di Versailles. Deluso dall’americano Wilson e incazzato con Lloyd George (il suo Premier) e con il premier francese Clemenceau. Non ne poteva più dell’irrazionale costruzione della pena e delle sanzioni che il mondo vincitore della Prima Guerra Mondiale aveva pensato, confezionato e consegnato alla sconfitta Germania.
Era incazzato, non ne poteva più e, soprattutto, intravvedeva “le conseguenze economiche della pace”: il disastro finanziario, politico, sociale ed etico della Germania.
Perché le potenze vincitrici avevano comminato alla sconfitta Germania una pena enorme, una montagna inscalabile: la sottrazione del bacino della Saar, la Polonia, la Slesia (il tredici per cento del territorio e il dieci per cento della popolazione) ma, soprattutto, oltre centoventi miliardi di dollari di riparazioni. Un onere economico esorbitante, ben oltre la concreta e reale possibilità di quel paese.
Era incazzato e profetico, purtroppo: “Ho sperato anche in queste ultime orribili settimane che si potesse riuscire a fare del Trattato un documento giusto e utile. Ma ora a quanto pare è tardi. La battaglia è persa. Lascio ai gemelli Wilson e Clemenceau di godersi la devastazione dell’Europa…”.
E la storia diede ragione alla sua profezia: “se mireremo deliberatamente a impoverire l’Europa centrale, la vendetta non si farà attendere. Niente potrà allora ritardare a lungo quella finale guerra civile fra le forze della reazione e le convulsioni disperate della rivoluzione, rispetto alla quale gli orrori della passata guerra tedesca svaniranno nel nulla”. Perché poi arrivò Hitler e il nazismo a coltivare la pianta della disperazione e della fame che quella pace aveva piantato.
Arrivò la seconda guerra mondiale, la Shoah, l’occupazione nazista dell’Europa, la fame, la morte, la vendetta. E la prima cosa che Hitler fece, occupando la Francia e Parigi, fu far saltare in aria, a Versailles, il vagone del treno dove quella terribile pace fu firmata.
Ecco, oggi i ruoli si sono invertiti, e il Muppet Draghi mosso dalle mani di Merkel e di Schaeuble, ha deciso di rimuovere la deroga che consentiva alle banche greche di approvvigionarsi di liquidità fornendo a garanzia i suoi titoli di Stato. Quel pezzo di carta permetteva che i titoli pubblici greci fossero usati nelle operazioni di politica monetaria dell’Eurosistema nonostante la Grecia non avesse più un rating al livello d’investimento, ma speculativo.
Tecnicamente ciò significa che le banche greche avranno enormi problemi di liquidità, non ci sarà denaro per i pagamenti, per gli stipendi e le pensioni. Meno tecnicamente significa la fame per il popolo greco.
Non importa che questa banda di criminali che per educazione neolib viene chiamata agenzia di rating Goldman Sachs abbia patteggiato 22 miliardi di dollari (ne ha pagato 1,2) per avere contrattato con i clienti da valutare il livello di rischio dei loro titoli, anche se valevano meno della merda. Non importa se questa banda di criminali abbia costruito i Current Swaps per finanziare il debito pubblico greco e poi abbia speculato sul possibile fallimento della stessa Grecia, dando valutazioni negative di rating e aumentando il costo del rifinanziamento di Atene in modo impossibile.
Non importa se tutte le modalità ragionieristiche con cui si sono affrontate le difficoltà dei debiti sovrani in Europa, ciò che banalmente viene chiamata austerità, abbia portato alla restrizione delle possibilità di crescita economica, all’enorme aumento di disoccupazione, alla crescita delle diseguaglianze sociali, alla caduta in povertà delle classi medie, alla caduta in miseria delle classi povere, al suicidio chi non regge la disoccupazione, la povertà, la miseria e la fame.
Così come nel 1919 le sanzioni e le riparazioni chieste alla Germania avevano possibilità zero di essere onorate, anche oggi la richiesta che viene fatta a Alexīs Tsipras e alla Grecia tutta di onorare il debito contratto è assolutamente irreale. Draghi e i colleghi tedeschi non hanno il coraggio di guardare alle responsabilità più vaste che si nascondono dietro il debito greco, non hanno il coraggio di inventare strade diverse dall’ortoidiozia economica neolib, non hanno il senso umano di una economia solidale: allungare una mano che ha anche il senso morale di un sostegno e di un realistico senso delle altrui possibilità. Che poi, alla fine, sono le possibilità di pace, sviluppo e umana dignità tutti noi.
Viene da pensare – e lo dico con tristezza, amarezza e anche rabbia – che avesse ragione Clemenceau, quando Keynes lo descrive nel suo pensare il tedesco, la psicologia del tedesco: “il tedesco capisce ed è in grado di capire soltanto l’intimidazione; è privo di generosità e di scrupoli nel negoziare, pronto ad approfittare di qualunque vantaggio contro di te, disposto a ogni bassezza che gli torni utile; senza onore, senza orgoglio, senza misericordia. Quindi non bisogna mai negoziare con un tedesco o blandirlo: bisogna comandargli. A nessun altro patto egli ti rispetterà, o gli impedirai di imbrogliarti”.
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