Ieri, al supermercato, mi sono sentito prima osservato e poi seguito. Stavo tastando delle clementine al banco della frutta e con la coda dell’occhio vedevo una sagoma nero pece di fronte a me, immobile, in qualche modo inquietante. Ho alzato la testa e l’ho messa a fuoco. La sagoma nera era un giovanotto in abito nero, non alto ma col fisico da atleta, la mascella squadrata e un’espressione impassibile. Era un addetto al servizio anti taccheggio, di quelli pagati per sventare i furti nei supermercati. Molto calato nella parte, devo dire. Mi ha seguito per un po’, sarà che ero vestito male e sarà pure che io ho la faccia da ceffo, poi mi ha mollato. Mi fissava in modo così insistente da farmi quasi sentire in colpa, mentre spostavo gli yogurt dalla prima fila per scegliere quelli in fondo, con la data di scadenza più lontana. Ci vado spesso in quel supermercato, ma di questi muscolosi difensori della proprietà privata non ne avevo mai visto uno fino a ieri. Mi hanno spiegato che con l’avvicinarsi delle feste gli ammanchi da furto aumentano sensibilmente, allora la proprietà della catena ha ritenuto indispensabile ricorrere ad un servizio di vigilanza interna, magari solo come deterrente. Perché i furti aumentano a Natale? La spiegazione mi pare evidente. Perché anche chi non se lo può permettere desidera condividere lo spirito della festa, magari infilando nella tasca del giubbotto quell’ingrediente pregiato da servire in tavola per onorare il momento solenne, nella speranza di poterla far franca alla frontiera della cassa. In sostanza si ruba ancora per povertà, si ruba perché non si ha abbastanza, si ruba perché non tutti hanno tasche per vivere un Natale dignitoso. È vero, ci sono anche i cleptomani che rubano per malattia e non per necessità, ma quelli sgraffignano in tutte le stagioni, non solo sotto Natale. E sarà anche vero che la proprietà è sacra – non vorrei che qualcuno mi accusasse di voler legittimare l’esproprio proletario, sia mai! – ma io mi chiedo se rubare per fame, per bisogno, possa davvero essere considerato un reato. Mi chiedo se davvero possa essere punito un genitore che voglia far contenti i propri figli, in quel giorno di festa, facendo trovar loro a tavola un pranzo più ricco del solito e un panettone. Chi rischia l’umiliazione andando a rubar cibo nei supermercati, nella maggior parte dei casi cerca solo qualche sorriso e pochi attimi di serenità, in mezzo ad una vita di merda.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo e-book "Cosa conta".
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