“Se vedi tutti i gatti bigi, vuol dire che sei al buio. Discuti con i comunisti.” Era lo slogan di un manifesto bellissimo, minimalista, lontano nel tempo, come una canzone di Luigi Tenco o del primo Bob Dylan. Erano gli anni di una creatività “imbottigliata” dove dovevano arrivare le parole più che la grafica e, soprattutto, dove “contava il partito, non il singolo”. Questo diceva Oriano Niccolai, storico grafico del Pci e amico di Berlinguer. Infatti, non firmò mai nessuno dei manifesti da lui ideati e creati tra quelli nazionali e quelli della federazione più rossa d’Italia: quella livornese. A rivederli viene quasi da piangere per la bellezza stilistica, per quella sana propaganda contro il “nemico”. Non c’erano fronzoli, non si raccontavano promesse. Si inneggiava, semplicemente al compagno Mao o a Fidel Castro. Si festeggiava quella vittoria, quella “cosa” molto lontana, oltre il nostro orizzonte. Oriano Niccolai ha raccontato un pezzo di quell’Italia rossa, operaia, comunista per davvero. Quella delle feste dell’Unità, della salsiccia, del Sangiovese, delle canzoni partigiane, quella verace e livornese, quella piccola e naturale. Non c’erano grandi proclami o esorbitante promesse. C’era il vizio di “prendersi sul serio”. Forse anche troppo.
Riguardando quei manifesti e quegli slogan mi viene in mente un aneddoto capitatomi nel 1979, durante la campagna elettorale per le elezioni politiche nazionali. In radio, ad Alghero, si raccoglieva la pubblicità di i tutti i partiti, tranne il Movimento sociale italiano (ah, l’ingenua e tosta ideologia di una volta). Venne a discutere dello “stacco pubblicitario” il segretario del partito comunista italiano cittadino. Ci lasciò il testo (piuttosto prolisso e pesante) e ci disse che lasciava alla nostra creatività. Decisi per il sottofondo di “Lady Writer” dei Dire Straits. Era, infatti, appena uscito il loro secondo album “Comuniqué” ed era uno dei pezzi più gettonati tra i giovani. Il segretario ascoltò in silenzio il nostro prodotto. Mi chiese che disco fosse e gli risposi che era un pezzo molto innovativo ed adatto ad una campagna rivolta ai giovani. Mi rispose: “Ma hai mai visto i nostri manifesti? Di sottofondo bandiera rossa devi mettere”.
Ecco, Oriano Niccolai era il rosso creativo di un partito forse ingessato, forse troppo ideologico ma splendidamente ancorato a grandissimi princìpi. Un forte abbraccio (che poi è un gioco per ricordare anche Fortebraccio) a chi ha vissuto dentro una “severità creativa”. Da grande, ho capito che non è un ossimoro.
Giampaolo Cassitta
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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