Oggi è domenica. Il Vesuvio e’ ancora livido mentre emerge dalle nuvole di ieri che si sono fermate qui per la notte e ora, con calma, si stanno preparando ad andare. Sono le 10.30 e a est si sta aprendo una fessura di luce che scopre miriadi di case che si arrampicano lassù, sulle falde. Ieri notte erano luci fioche, ora si mostrano nel mattino livido. Impunite. Stanno sulla schiena del vulcano senza paura. Anche lui, pensano, e’ troppo napoletano per poter essere veramente cattivo. E poi dalla cucina odore di ragù e paccheri. Odori di domenica. Stamattina mi sono alzato tardi. Come non facevo da quando ero ragazzo. Ho onorato la domenica anche a letto. Abbiamo parlato fitto e a lungo ieri sera, fino quasi alle tre. Il mio amico napoletano ed io. Gli voglio bene. Tanto. Lui è nato qui ma se fosse nato altrove qui lo avrebbero portato. È napoletano dentro. Sabato notte, mi parla in macchina di questa città, parliamo di politica, come se ne parla su un autobus. Mi mostra l’erba alta, figlia dell’incuria, lungo uno svincolo della tangenziale, poi le buche e gli infiniti lavori in corso lungo Via Marina, ingresso della città a ridosso del porto industriale, dove il mare, quello da cartolina, non si vede, ma si sente. Ti entra nel naso misto a gasolio. Parla di politica e di incuria e dice che è un problema di “educazione positiva” che alimenta l’indifferenza. “Non investiamo in educazione civica, non lo abbiamo mai fatto e le generazioni crescono nella cultura della delinquenza del non rispetto delle regole”. Intanto passiamo agli incroci e, sicuro ma guardingo, infila tre rossi di seguito mentre il cicalino della cintura di sicurezza (slacciata) ci fa compagnia in sottofondo. “Capisci”, mi dice, “una cosa è la camorra e un’altra cosa e’ la microcriminalità”. “Di quella (la seconda, ndr) ce ne dobbiamo liberare, a Barcellona lo hanno fatto ed hai visto che bella città? Ti ricordi come era?”. Intanto si infila in un senso vietato e l’auto che arriva nell’altro senso si fa da parte e il conducente alza la mano quasi in segno di scusa. “Cambieremo il Sindaco, ora, questo non ha fatto niente”. Gli chiedo (ma forse più perché continui a portarmi in giro in questa notte di umido e sale che per sentire la risposta) come la mettiamo con la Camorra? “Alla Camorra, di Napoli non gliene frega niente, qui affari da fare non ce ne sono, gli affari li fanno da un altra parte”, dice. “Basta trovare con loro un punto di convivenza”, dice, mentre mi mostra un campo Rom praticamente a poche centinaia di metri dalla Stazione Centrale. “Ecco, vedi? Questo è lo schifo, il biglietto da visita di questa città. E se poi ci metti pure la pubblicità negativa che ci fanno i giornali. Hai visto, hanno scippato il Rolex ad Insigne e ne hanno parlato tutti per settimane!”. “Così i turisti non vengono”. La notte non ha più un orario, sta tutta schiacciata tra il mare, il cielo, le nuvole ed il giorno che aspetta il suo turno per entrare. Sul balcone di casa fumiamo una sigaretta, l’ultima, mentre le luci confuse sulla schiena del Vulcano nel buio sembrano collane di perle sbiadite. Vado a letto, amico mio, gli dico. E lui mi fa “vai vai, io mi guardo nu’ poco e Sky Sport, stanno parlando d’o Napoli”. “Buonanotte”. Buonanotte amico mio, ti voglio bene, così come sei, come a questa città, che dorme con un occhio aperto e le collane di perle sbiadite sul collo.
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
16marzo1978: il giorno in cui persi l’innocenza. (di Giampaolo Cassitta)
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