Risulta che il patriarca della chiesa ortodossa russa abbia oggi promesso la salvezza eterna ai soldati di Putin che moriranno in Ucraina.Insultare il nostro tempo retrocedendolo ad un nuovo medioevo è ormai un automatismo, una frase fatta che scatta non appena uno dei protagonisti della contemporaneità dice o propone una qualche mostruosità che sembra arrivata dritta dritta dalla barbarie di un passato lontano.Questo meccanismo mi ha sempre un po’ infastidito, perché il medioevo sarà stato anche un millennio di guerre, inquisizioni e fanatismi, però è anche vero che il medioevo ci ha dato San Francesco, lo Stupor mundi Federico e Dante.Forse questa pessima considerazione che abbiamo di lei, riverbero dell’idea illuminista della Storia, l’età di mezzo non se la merita.Però ci sono anche dati oggettivi ai quali non si può sfuggire e di fronte ai quali anche io mi devo arrendere.E mi arrendo non solo all’evidenza di una similitudine appropriata, ma anche alla constatazione che, davvero, quel che sta accadendo in Russia ha chiari richiami con le barbarie medievali.
Il patriarca Kirill, come dicevo, ha promesso l’indulgenza ai soldati russi che moriranno in Ucraina.L’ho dovuto rileggere un paio di volte per avere la certezza di aver capito bene e, subito dopo, in me è scattato l’automatismo. Perché le parole pronunciate dal patriarca il 25 di settembre del 2022 riecheggiano perfettamente quelle contenute nell’appello del papa cattolico Urbano II per sollecitare la partenza verso la Terra santa dei crociati, cui si prometteva la salvezza eterna se si fossero uniti alla spedizione per recuperare il Santo sepolcro finito in mano agli infedeli.Solo che quell’appello, il papa francese lo pronunciò al Concilio di Clermont in data 27 novembre 1095, cioè oltre nove secoli fa.E allora sì, un millennio dopo ci sono primattori della nostra attualità che nel medioevo sono perfettamente immersi, forse convinti che qualcuno possa ancor’oggi credere alle rassicurazioni del sedicente rappresentante di Dio in terra.
Forse Urbano qualche ragione la aveva per chiedere la mobilitazione dei cristiani, sapendo che i musulmani da secoli dilagavano in Europa e i turchi avevano Bisanzio nel mirino.Il patriarca del 2022, invece, cerca di legittimare una guerra di aggressione giocandosi la sua autorevolezza spirituale.
Ci tocca sentire queste enormità mentre siamo sull’orlo di una guerra nucleare.Io, invece, non ho ancora sentito le scuse dei tanti soloni che, poco più di sette mesi fa, consideravano la minaccia della guerra un’invenzione della propaganda occidentale, la solita provocazione americana fondata sul nulla.Sono professori universitari, giornalisti, politici.Vivono nello stesso medioevo del patriarca e non sanno ammettere di aver sbagliato, convinti come sono di aver diritto al dogma dell’infallibilità.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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