Non so se avete presente “Diesel” un bellissimo pezzo di Eugenio FInardi. Una canzone con l’odore del carburante. “Diesel è il ritmo della vita, è la giusta propulsione per la nuova situazione. Diesel è il ritmo delle cose”. Me lo sono trovato davanti quel disco in vinile del 1977. Come un sobbalzo. Quel disco l’avrò fatto girare centinaia di volte a casa e soprattutto in radio. Era una canzone “di sinistra”. Parlava di lavoro e di camionisti di gente che “la vita se la suda”. E subito ho svolto lo sguardo alle camicie bianche e linde dei protagonisti del Lingotto, quelli del partito democratico. Gente che non ha nelle vene il ritmo della vita e delle cose. Non ha la pulsazione della generazione. Meglio, non incarna più nessuna generazione. Sono come angeli senza sesso. Sono sul palco a raccontarci storielle che non appassionano, non è gente che “se la suda”. Ho fatto girare sul mio Teac quell’album e ho scoperto che quel disco era davvero bellissimo: “Oggi ho imparato a volare” cantata in spiaggia a squarciagola in attesa che Margherita mi dicesse: “voliamo insieme?”. Poi le cose sono andate in modo diverso: Margherita è diventata farmacista e si è sposata con un facoltoso rampollo dell’Alghero bene e io ho abbracciato strade dove ho incontrato molte persone con la camicia bianca e la cravatta sempre intonata alla giacca del potere. Non riuscivo a comprendere bene cosa fosse quella mia diffidenza atavica. Era gente che non aveva il ritmo della vita, ma solo quello della carriera. Ho concluso con l’ultima canzone contenuta nell’album: “Non diventare grande mai”, giusto per “non seguire le stanche regole del branco e mettersi sempre in discussione”. Ho ripensato a Margherita, agli operai, al PD e alle cravatte intonate alle camicie che ricordava De Gregori nella sua “le storie di ieri”. E ho capito il vero ritmo della vita. Che abita da altre parti.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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