Avevo sedici anni quando acquistai il 33 giri di Francesco De Gregori. Era il 1975. Quel disco era Rimmel. Quell’album dove c’era Pablo, canzone scritta insieme a Lucio Dalla. Avevo sentito precedentemente solo “Alice” e mi era bastato. Aveva cantato di Cesare Pavese che aspettava “il suo amore ballerina”. Avevo canticchiato anche “niente da capire” quella di Giovanna che faceva dei giochetti da “impazzire”. Avevo sedici anni e la vita arrotolata nelle tasche. Avevo anche piccole infatuazioni per Camilla riccioli dolci e Valeria occhi da mangiare. Insomma, parlavo, pensavo, amavo, speravo, disegnavo come Francesco De Gregori. Passavo le sere con il mio vecchio Teac a far girare quel disco, ad impararlo a memoria: Buonanotte fiorellino, tra il telefono e il cielo, hanno ammazzato Pablo, Pablo è vivo, uno scudo bianco in campo azzurro, è la sua fotografia. Poi Rimmel, do, fa sol, fa, do, e qualcosa rimane tra le pagine chiare e le pagine scure. Ho amato quel disco e ho amato, da subito, De Gregori. Lo ammetto, le sue canzoni sono state la colonna sonora di un corposo pezzo della mia vita. La canzone che mi porto sempre appresso è, indubbiamente, “dolce amore del Bahia”, ma anche “le storie di ieri” regalata a Fabrizio De Andrè e contenuta in Rimmel che, probabilmente è, davvero, il suo grande capolavoro. Forse insieme a Titanic. Ci sono canzoni che segnano una vita. De Gregori ha rappresentato (e rappresenta) il giardino verde della mia esistenza. E’ lui che continua a disegnare il mio piccolo mondo, costruito intorno a Mariano, Gianvittorio, Lorena, Giovanni, Carlo, Camilla, Valeria, Anna Maria, Fabio. Per ognuno di loro c’è sempre una canzone e per ogni canzone di De Gregori, il principe, c’è un pezzo di vita, di amore e di passione. Questa è la mia vita. Avevo sedici anni quando acquistai il 33 giri di Francesco De Gregori. Per colpa di quel disco m’innamorai di Caterina. Non l’ho più vista e sentita. Chissà che fine ha fatto. In ogni caso lei, Caterina, bacio regalato alla gioventù, rimarrà per sempre la mia Rimmel.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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