“Gli ho fatto fare la fine del tonno”. L’allusione è chiaramente alla mattanza di via Capaci. L’autore della frase agghiacciante è Totò Riina, intercettato mentre parlava con il suo compagno di detenzione durante i passeggi nell’ora d’aria. Il mafioso, chiaramente, non sapeva di essere ascoltato e dall’intercettazione ambientale filtra un’altra frase terribile, sempre riferita al giudice Falcone: “Voleva vedere la mattanza e non si aspettava che c’era la morte per lui”. Il personaggio del giorno però non è soltanto Totò “U curtu” che in pubblico si finge contadino e buon lettore delle vite dei santi. All’Asinara, per esempio, era solito leggere la vita di S.Francesco e S. Chiara che in mano a lui sono più che libri ossimori perfetti. Parto da Totò Riina perché questa sconvolgente notizia è stata battuta oggi dalle agenzie e conferma, se ancora ce ne fosse bisogno, di quanta crudeltà ci sia dietro una strage voluta fortemente dalla mafia contro un giudice che era giunto al punto nodale nella lotta alla criminalità organizzata. Il personaggio del giorno è anche il giudice, colui che lavora certosinamente per combattere la criminalità e per restituire l’etica e la dignità ad un paese incattivito. Il giudice, dunque. Quello accusato da molte parti di essere “comunista”, utilizzando l’aggettivo come epiteto negativo, come voler essere dalla parte sbagliata. Lo dissero di Falcone, di Borsellino, (che, a dire il vero aveva aperte simpatie di destra, mai nascoste, peraltro) di Caselli, di Capponnetto, giusto per citare alcuni tra i nomi più alti della magistratura italiana. Uomini che hanno combattuto chi tentava di destabilizzare l’Italia. Questo gioco non è ancora finito. Oggi, un twitter lanciato nel web diceva: “Giudici comunisti di merda. Spariamo a loro prima”. Ed ecco l’altro personaggio del giorno: il povero Salvini che, ignaro di ciò che combina il suo staff (Salvini, come tutti i leader che si rispettino ha uno staff) si trova coinvolto in una nuova bufera mediatica. Lo ha scritto lui il twitter? L’europarlamentare nega. Però, come dire, il twitter gli piaceva (meglio, piaceva al suo staff) e lo ritwitta, ovvero viene rilanciato a tutti i suoi fan che, chiaramente a loro volta, plaudono alla frase e lo ritwittano anche loro. La frase è decisamente di cattivo gusto e dopo qualche ora lo stesso Salvini è costretto a smentire e condannare “nella maniera più ferma e assoluta la frase ‘sparare prima ai giudici’ che mi viene attribuita. Si tratta di un tweet delirante rilanciato per errore dallo staff dai cui contenuti prendo e prendiamo le distanze. Altra cosa è condannare l’atteggiamento del Pd a favore dei delinquenti che per l’ennesima volta rimanda l’approvazione della legge sulla legittima difesa”. Chiaramente non è mia intenzione accomunare le due frasi, quella di Riina e quella rilanciata e poi smentita da Salvini. Me ne guarderei bene. Dico però che dovremmo cominciare a dare un peso alle parole. Per Riina nutro poche speranze, per Salvini spero nel licenziamento dello staff. Sono sicuro e certo che lo farà. Sui giudici comunisti ho un mio pensiero: ho conosciuto personalmente Falcone, Borsellino e Caselli. E’ uno dei regali più belli che il destino mi ha riservato.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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