Se dovesse finire come per la recente elezione del Presidente della Repubblica a vincere il Festival di Sanremo 2022 dovrebbero essere i Maneskin, con la favolosa canzone Coraline. I quattro ragazzi romani si sono presentati come star assolute in un palco che solo l’anno prima li aveva visti come un semplice azzardo. Meritavano il passaggio con il pubblico, meritavano i violini in “zitti e buoni”, meritavano di poter presentare una canzone che, purtroppo, non gira moltissimo nelle radio ma che, ritengo, sia la più bella canzone contenuta nel loro album Teatro d’ira. I Maneskin, non essendo in gara, ovviamente non vinceranno e quindi ieri si sono presentati sul palcoscenico dodici canzoni inedite che si contenderanno la vittoria finale(stasera le altre tredici). Sanremo rivela la sua tradizione mista a modernità. Per il gruppo dei rassicuranti abbiamo visto esibirsi Massimo Ranieri (ha però steccato un po’ troppo) e Gianni Morandi (canzone frivola e orecchiabile) per quello dei classici da “sagra di paese” si sono esibiti Anna Mena (ma perché? Ne avevamo bisogno?) e Dargen d’Amico (un look elettrizzante per una canzone inutile e bruttina). Per le canzoni interessanti ci sono Michele Bravi, Noemi (splendida la voce e il look, da risentire meglio la canzone) e Rkomi. Per quelle candidate alla vittoria finale segnalo Mahmood e Blanco (decisamente bella l’esecuzione di una canzone molto complessa) Achille Lauro (ha gigioneggiato troppo però), la rappresentante di lista (ritornello accattivante). Le uniche due canzoni che potevano non passare per Sanremo sono quelle di Giusy Ferreri e quella di Yuman. Su quest’ultimo mi riprometto un’attenzione diversa alla prossima occasione, ma per adesso non ha incantato. Cosa è cambiato? Le canzoni sono state al centro dello spettacolo, (e non il contrario) Ornella Muti avrà partecipato ad oltre cento film ma non ricordo una sua interpretazione da Oscar e neppure da David Donatello, Fiorello continua ad essere quella macchina da guerra che intrattiene tutti nei villaggi vacanze (Checco Zalone immagino sia cosa altra) e i ragazzi del trio Meduza non mi son piaciuti. Non mi è piaciuta soprattutto l’idea di musica dance in un periodo dove le discoteche sono chiuse e le persone che amano la dance non possono divertirsi. La palma della più raffinata a Noemi (ma era facile) e quella del coatto a Dargen D’Amico. Continua – e concludo – la brutta abitudine a non donare i fiori a tutti. Sarebbe già una buona ripartenza. Vedremo. Dal divano di casa è tutto.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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