Anni fa, in una delle redazioni che ho frequentato, un collega mi sfidò a pubblicare delle foto con questo titolo: “Li cercavate nel traffico? Ecco dove sono”.
Le foto erano pervenute dal comando della polizia municipale e celebravano la vittoria dei vigili del Comune di Olbia in una gara di destrezza tra motociclisti del corpo, svoltasi in non mi ricordo quale città della Penisola: in sella alle loro enduro i centauri in divisa si cimentavano in una gara ad ostacoli, saltavano, piroettavano, risalivano ripide gradinate e via discorrendo tra altre acrobatiche evoluzioni. Col collega ne ridemmo un po’, ma poi il coraggio non ci bastò per realizzare la provocazione: avevamo paura delle ritorsioni, sotto forma di multe, oltreché di perdere una valida fonte di notizie. In questi ultimi anni i vigili urbani sono diventati figure fisse della cronaca locale dei quotidiani, anche per effetto dell’abilità nei rapporti con la stampa di certi loro dirigenti. I comandanti parlano sempre meno di multe e divieti di sosta, piuttosto del controllo di città e campagne attraverso i droni. Ogni tanto li si vede nei giornali mentre manovrano questi piccoli mostri volanti per mostrare al mondo in alta definizione, da un’altra e alta prospettiva, qualche discarica abusiva o un tratto di mare macchiato da liquami. Va tutto benissimo, evviva la tecnologia applicata all’indagine, alla difesa della legge e della sicurezza. Per carità. Però quando io vado in giro per i piccoli centri della mia provincia trovo strade intasate da auto parcheggiate in doppia fila, in zona rimozione, in divieto di sosta. Quando vado a prendere mio figlio a scuola infilo una via animata da uno dei bar più frequentati del paese, i cui avventori hanno fatto della pubblica strada il loro parcheggio privato: è come se vigesse un senso unico alternato, perché la corsia libera è così stretta che si passa, quando si passa, uno per volta. Il comando dei vigili sarebbe lì ad un passo e non ci vuole il drone per vedere quell’ingorgo, basterebbero bollettario e fischietto. Invece nulla, la via resta il parcheggio privato del bar. Ecco perché, pur non avendo nulla contro il vigile urbano 2.0 high tech, io rimpiango un po’ la versione in bianco e nero di quella familiare figura. Il vigile che dirigeva il traffico e faceva sonori cazziatoni all’automobilista cafone serve almeno quanto i droni.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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