Quando un Paese cosiddetto civile riconosce ad uno come Salvini lo status di leader politico, quel Paese deve porsi delle domande. Quando un Paese cosiddetto civile riconosce ad uno come Salvini il diritto di dettare la linea ai giornalisti, ponendo il veto su certe espressioni e consigliandone caldamente altre, quel Paese deve porsi delle domande. Salvini, oggi, ha chiesto a giornalisti e seguaci di chiamare gli immigrati “clandestini” e non “migranti o profughi”. Come se la condizione di clandestini fosse marchiata a fuoco sulla loro pelle, come se lo status di “clandestini” previsto dalla nostra legge dovesse prevalere sulla pietà umana per chi sfida il mare sulle bagnarole per sfuggire a fame e guerre. Clandestini bambini, clandestini i vecchi, clandestine le donne, clandestino chiunque abbia avuto la malasorte di nascere in un altrove disgraziato. Su questa terra, se superi una certa linea, la tua clandestinità cancella ogni diritto all’umanità. Salvini si sente abilitato a tracciare e dettare la linea. Ma in che cazzo di Paese viviamo? Ho passato vent’anni della mia vita a combattere Berlusconi e la sua idea di politica. Ora rimpiango Berlusconi. Perché un centrodestra nelle mani di Salvini è la deriva peggiore, la più becera, la più rozza. Nel centrodestra berlusconiano c’era una certa idea di Stato sottomesso al mercato, condivisibile o no, ma anche cervelli col senso del bene comune che in minima parte controbilanciavano l’incultura istituzionale del leader e del suo Stato maggiore. Berlusconi, in un modo o nell’altro, era un homo faber, pur con tutte le frottole e le invenzioni aveva una sua proposta ed orizzonti da offrire. La disinformazione prodotta dalla sua stampa era inaccettabile, ma non più dell’ossessivo tam tam odierno per convincerci che essere razzisti è legittimo e persino doveroso. Quali sono le virtù di Salvini, un signore che deve la sua prima fama ai cori oltraggiosi contro i napoletani intonati ad una festa padana? L’odio si è fatto partito. Sto rimpiangendo Berlusconi. Devo pormi delle domande.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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