Con questo pezzo concluderò (non garantisco la coerenza) la mia autoanalisi pubblica, e per un motivo ben preciso: da grande voglio diventare come Elena Ferrante, avvolta in scia di mistero perché nessuno sa chi o cosa è. E a lei la/lo invitano al Premio Strega. A me no, sempre qui a chacharrare di scemenze. A 17 anni ebbi il mio primo fidanzato. Prima di allora manco i pali della luce mi filavano. Io invece ero sempre innamorata di qualche sconosciuto: ancora non sapevo che cosa fossero i segnali ormonali. In realtà non sapevo niente di niente. Non avendo fratelli e neppure un babbo Figlio dei Fiori in giro per casa con la pilloncella alternativa esposta, ero straconvinta – a causa di certi maldestri graffiti sui muri – che il maschio avesse l’uccello sotto i coglioni. Ma di questa storia ho già parlato in un libro. Per cui, quando il mio fidanzato mi invitò a casa sua per mostrarmi una collezione di sperma di toro in provetta conservate in azoto, scoprii d’essere stata prescelta da uno difettoso come certo meritavo. Ma non dissi nulla, perché possedeva mille altre virtù, tipo un motorino Ciao rosso con mezzo manubrio aggiustato con una canna. Una sera in coraggio decisi pure di imparare a guidarlo, ma neppure l’avevo inforcato bene che, si dice, una mia mano girò l’acceleratore, per cui il Ciao mi salutò spiaccicandosi su un muro, e lasciando me a terra squartarata. Indossavo una gonna bianca lunga. Mai più volli riprovare: non serve saper fare tutto nella vita. La patente la presi già grandetta. Che cosa stavo dicendo? Quella specie di motorino al massimo poteva arrivare fino al fiume all’imbrunire. Era estate. Qualcosa non stava funzionando. Allora: prima regola da applicare quando ci si fidanza. Domandina, Ti piace il mare?, all’ovvia risposta, Certamente!, occorre insistere, Ma ti piace come e quanto? Non lo feci e fu grave errore. Lui acquistò una 500 usata, sempre rosso comunista e marce in pugno alzato, con volante integro. Il mare al mio fidanzato piaceva al massimo per due orette. All’ombra! altrimenti si riempiva di vesciche. E che diamine! Non bastava che avesse l’apparato genitale al contrario? Pure le vesciche e, Torniamo a casa non ce la faccio più. In due ore io ero appena al primo ponte levatoio del mio castello di sabbia, bella stesa a impanarmi, la faccia in estasi come neppure Brad Pitt potrebbe procurarmi. Il mio fidanzato mi amava tanto e qualche minuto in più me lo concedeva, ma con una tale sofferenza che, giacché anche io lo amavo, si andava via. Ovvio che poi non gliela davo almeno per due giorni. Il guaio grande però lo combinò quando, avendo origini montanare ben radicate, mi convinse a trascorrere un ferragosto tra famiglia e parentela varia in una foresta non dico dove. Mi vedo limpidamente in quel giorno da film horror, tra porcetti allo spiedo, pecora bollita con patate e cipolle, vino rosso, chiasso e lingua dura tanto diversa dal mio armonioso campidanese, quanto da un mormorio marino. E il gioco de Sa Murra: mudu chimbe fini!, pronunciato con voce appena uscita dalle Grotte di Ispinigoli. Quel giorno infame mi scappò un sorriso macabro, sognando il mio fidanzato con testa da cervo. Mi sono spiegata: posso tradire qualunque grande amore, mai il mare. Posso transigere su milioni di cose, mai sul mare che fu tolto alla bambina che mi porto nell’anima. La conseguenza è che al mare ci vado da sola, perché, a quanto pare, so essere amata fino a un certo punto. Anche adesso, quando mi sento dire, Pensi solo a te stessa. Ebbene sì, ho anche io il diritto di pensare solo a me stessa, di tanto in tanto. Non ho altro da aggiungere, non io, né Savinetta. Se sono così “egoista” per il mare, lo faccio solo per la bambina. E anche per mio padre e mia madre. p.s. Se qualcuno – come certo accadrà – dovesse riconoscere l’identità del mio primo amore, oltre a riferirgli da spione questa storia, gli dica pure che mi appello alla frasetta “ogni riferimento a cose e fatti è puramente casuale” e che lo amo sempre, ancora. Anche per avermi sopportata per 25 anni. Ma lo sa.
Savina Dolores Massa
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Cara Cora (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
Piacere, Madame. (di Giampaolo Cassitta)
Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design