Carlotta riccioli forti e tosti. Compagna anomala. Vestiva bene. Si truccava divinamente. Con cura e con grazia. Profumava di buono. Son diventato comunista perché Carlotta aveva un buon odore e perché aveva un sorriso che ci avrebbe portato lontano.
Carlotta, occhi svelti da felino e mani costruite appositamente per raccogliere piccoli oggetti da accarezzare. Gli occhi e le mani si sono intrecciate in molte fasi della mia esistenza. Il mio primo grande amore. Praticamente mai ricambiato. Sono rimasto anni a osservare il suo volto, i suoi ricci e i suoi occhiali. Sono rimasto giorni ad ascoltare le sue parole nelle riunioni della Lega dei comunisti, in via Simon, ad Alghero, vicino alla caserma dei carabinieri, nutrendo la fottuta paura che prima o poi qualche appuntato ci fermasse e ci chiedesse i documenti per schedarci come sovversivi pericolosi. Uomini contro lo Stato. Carlotta riccioli forti e tosti. Compagna anomala. Vestiva bene. Si truccava divinamente. Con cura e con grazia. Profumava di buono. Son diventato comunista perché Carlotta aveva un buon odore e perché aveva un sorriso che ci avrebbe portato lontano. L’avevo capito dal primo sciopero cui avevo partecipato in un febbraio nodoso e grigio. Si protestava insieme agli operai della sir di Porto Torres. Una lotta contro il padrone più famoso a quei tempi. Nino Rovelli. Io, avevo poco più di diciassette anni e quello sciopero me lo ricordo. Fu Carlotta a chiedermi se facevo autostop con lei, per salire a Sassari. Dio, Carlotta dai riccioli morbidi. Non riuscivo a parlare e a respirare, le avrei potuto dedicare milioni di poesie tutte in rima, dal femminismo al comunismo, dal parassitismo al perbenismo, le avrei potuto dedicare il romanzo della mia vita, tutti i vari racconti dell’universo, le avrei potuto decantare anche le pagine gialle: nomi e cognomi. Quando la vedevo passeggiavo nell’ardore, nel calore, nel rumore della mia anima, nell’amore che nutrivo solo ed esclusivamente per lei. Era segnata la rotta: ero cotto di Carlotta. Mi suonava dentro Shine on you crazy Diamond, che partiva lenta e indissolubile, marciava come un inno alla follia, Carlotta con cui fuggire via; era forse il flauto o l’assolo di chitarra arrotondato e l’organo di sottofondo. Carlotta era il mio altare, per sempre e da sempre. Lei, in realtà, appariva agli occhi di tutti come una ragazza normale. Comunista, ma normale. Sempre ben vestita, sempre ben preparata, sempre con le risposte giuste. Carlotta la borghese compagna dicevano tutti. Quella dei salotti, aggiungevano i maligni. E io non capivo. Mica potevo capire, ero semplicemente innamorato e camminavo intrappolato nell’assolo della chitarra dei Pink e della batteria che partiva da lontano e rullava rullava come il cuore che impazziva e si sedeva in un luogo da ritrovare, magari in un assolato campo di grano dove disegnavo fattorie, animali, sorrisi e tanti bambini coi riccioli piccoli e dolci. Solo Carlotte e Carlotti navigavano nel mio universo minimalista, docile, quasi remissivo, dove ritenevo tutto fosse squisitamente comunista. Quello sciopero a urlare slogan con voce sicura – «pagherete caro pagherete tutto» –, quei poliziotti che ci osservavano senza troppi pensieri, la batteria scemava, striscioni da arrotolare, incontenibili gocce di una pioggia che se la prendeva con gli operai e gli studenti. Shine on you crazy Diamond giungeva terribilmente alla fine, prime parole dentro la chitarra, piccola risata, i cori rimarcavano l’incomprensione del testo e la follia di una canzone fantastica. Quanto avrei voluto tenere Carlotta per mano, ma non era possibile. Almeno per i comunisti. Questo passaggio, a dire il vero non l’ho mai capito fino in fondo. Ma son rimasto comunista. Nonostante Carlotta. O soprattutto per Carlotta.
(Da “le destinazioni del cielo” – Arkadia editore, 2015)
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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