Risulta da fonti attendibili che il gruppo Unione Sarda abbia informalmente tastato il terreno presso il gruppo Espresso per capire quali siano le condizioni di vendita de La Nuova Sardegna, manifestando dunque un certo interesse per le sorti del quotidiano sassarese. Risulta anche che i vertici del gruppo Espresso abbiano chiuso sul nascere l’eventuale trattativa, alzando una barriera invalicabile all’ipotesi di un monopolio della carta stampata in Sardegna. Per il pluralismo dell’informazione sarebbe stata una sciagura. Ma anche se questa prospettiva sembra sventata, più di un indizio lascia credere che si stia cercando di neutralizzare il valore rappresentato dalla eterogeneità dei linguaggi nel mondo della stampa. Se si legge con attenzione l’editoriale firmato ieri da Sergio Zuncheddu sulla prima pagina del giornale di cui è proprietario, L’Unione Sarda, spicca la spiegazione sui motivi che lo hanno spinto a unificare la direzione de L’Unione e Videolina, affidandole ad una sola persona. Fatto di per sé sensazionale. Come se, fatte le dovute proporzioni, la Rai unificasse la direzione dei suoi tre telegiornali. Tralasciamo ora la banale considerazione sulla diversità tra la comunicazione televisiva e quella della carta stampata, che ha sempre necessitato di interpreti e guide diverse, sorvoliamo anche sulle difficoltà dell’impresa cui è chiamato il nuovo direttore Dessì, cui si chiede di dividersi tra due redazioni che finora hanno sempre agito in autonomia l’una dall’altra.
Quel che suona allarmante è il richiamo ad adeguarsi allo “stesso stile, stessa linea editoriale, stesso tono di voce”, come ha scritto l’editore di Burcei motivando la sua scelta accentratrice. Cosa significa “stessa linea editoriale?”. Bella domanda, la cui risposta potremmo avere solo nelle prossime settimane, semplicemente leggendo il giornale. Mi permetto di dire che questi richiami all’uniformità suonano sinistri, sulla bocca di un editore. L’Unione e Videolina sono state un unico gruppo editoriale pur nelle differenze interne, nei contenuti e negli stili propri dei bravi professionisti che appartengono a quelle redazioni. Queste differenze, paradossalmente, si traducevano in una somma, in un arricchimento all’informazione. Se il padrone detta così esplicitamente la linea, il rischio è che questo patrimonio finisca col disperdersi e appiattirsi, accelerando la gravissima crisi della stampa isolana. Sono segnali sui quali, in ogni caso, ci si aspetta una presa di posizione dagli organi di rappresentanza dei giornalisti.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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