Io sarei renziano. Ma mica di professione. È che da quando ne sono uscito dal PD, ho un sacco di tempo libero. Ho votato per Renzi contro Bersani alle primarie. Vinse Bersani. Il resto lo sapete. Dopo mesi di cose folli (i 101, Napolitano bis, congressi in naftalina ecc) me ne sono andato. Non ho stracciato la tessera, perché la tessera di un partito è un oggetto importante, e non è colpa di quella tessera se esiste una classe dirigente stronza. Comunque, andai via sotto il pontificato di Gary Cuperlo. E quindi non sono mai stato nel PD di Renzi. Ma sono renziano, dicevo. In che senso sono renziano? Non lo sto chiedendo a voi. Me lo sto chiedendo io. Ho una visione della politica che con una parolaccia definirei “diacronica”. Vuol dire che valuto quello che c’è ora, alla luce di quello che c’era prima e di quello che potrebbe avvenire dopo. La visione opposta, che ha un suo perché, è quella “sincronica”. Valutare Renzi in modo sincronico significa soffermarsi sulla sua faccia di cazzo (perché Renzi ha una gran faccia di cazzo), sul blocco degli stipendi, sul gelato artigianale, su “shish” eccetera. Valutarlo in modo diacronico significa pensare a cosa è l’Italia. L’Italia è un paese in cui una classe dirigente sclerotica, grassa, ottusa e famelica, ha dilapidato risorse per decenni per tenere al caldo il proprio culo e quello dei suoi protetti, affinché il sistema rimanesse uguale a sé stesso per sempre. Un paese in cui a certi livelli tutti tolleravano tutti, fino a tollerare anche la mafia e quelli che a loro volta la tolleravano. Il sud, grazie alle clientele mafiose anche dei comunisti, dei socialisti, dei democratici, è rimasto la terra bellissima e condannata a morte che tutti conosciamo. Per sospendere la sentenza serve solo una cosa: che l’Italia smetta di essere l’Italia che abbiamo conosciuto fino a ieri, e che chi si è spacciato per “la sinistra” sparisca per sempre dai telegiornali e dalle feste dell’unità. Bertinotti c’è arrivato da solo, D’Alema e molti altri ancora sperano di poter prendere tempo. L’Italia è un paese in cui la sinistra residua di personaggi come Susanna Camusso, Nichi Vendola e Barbara Spinelli, continua a parlare di salariati come se fossimo negli anni Settanta, senza accorgersi che i salariati hanno iniziato a votare Lega almeno dal 1987 e Forza Italia dal 1994. E che forse ci sarebbero da difendere non solo i contratti pubblici e i pensionati a prescindere (compresi quelli da 3000 € netti al mese) ma anche i piccoli artigiani e i precari, che quelle pensioni e quegli stipendi li pagano sapendo che una pensione vera non la avranno mai. Io lo so cosa è che mi fa incazzare di più, però. É la consapevolezza che il tempo passa e lascia il segno, e chi vive la politica in modo sincronico non se ne accorge mai. Conosco vecchi comunisti, gente che ha militato e non è mai andata a destra di Rifondazione, fermamente omofobi e intolleranti verso i “negri”. Sapete perchè succede questo? Perchè il mondo cambia, le idee invecchiano e muoiono, come tutte le cose vive, e i miti appassiscono. Sarebbe importante non avere paura dei cambiamenti. Per questo sono renziano. Mica perché mi interessino le scuole private o perché ami governare con Alfano. Ma solo perché se siamo arrivati ad essere il paese triste che siamo, lo dobbiamo a chi c’era prima e non vuole passare, e neanche vuole che si faccia avanti qualcun altro. Quanti Renzi, di sinistra e migliori di Renzi conoscete voi? Siamo obiettivi: realisticamente non c’è nulla di meglio, in questo momento, per l’Italia, ma solo cose decisamente peggiori. Se non ci fosse Renzi ci sarebbe Grillo, o Berlusconi, o la banda dei D’Alema. Nessun altro. Capite ora perchè, pur a denti stretti, sono renziano? Finché non faranno fuori anche lui e, come al gioco dell’oca, ci costringeranno a ripartire daccapo. Con la solita sinistra all’italiana.
Nacqui dopopranzo, un martedì. Dovevo chiamarmi Sonia (non c’erano ecografi) o Mirko. Mi chiamo Luca. Dubito che, fossi femmina, mi chiamerei Sonia. A otto anni è successo qualcosa. Quando racconto dico sempre: “quando avevo otto anni”, come se prima fossi in letargo. Sono cresciuto in riva a mare, campagna e zona urbana. Sono un rivista. Ho studiato un po’ Filosofia, un po’ Paesaggio, un po’ Nuvole. Ho letto qualche libro, scritto e fatto qualche cazzata. Ora sto su Sardegnablogger. Appunto.
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