E questo mio amico ha una legittima avversione alla pista ciclabile. Lui ne coglie i disagi notevoli e l’inutilità presente, io, altrettanto legittimamente, ritengo più importante la questione di principio: comunque questi spazi vanno fatti e spero che alla fine vengano pure usati. Però, insomma, una discussione tra persone perbene al bar di un viale Italia dimezzato da una pista ciclabile per ora effettivamente scarsa di utenti. Discussione ragionevole sino a quando non ti accorgi che il traffico, trenino compreso, è bloccato a causa di un coglione che ha fermato l’auto a ridosso della pista e conversa amabilmente con un amico ostentando ironico disinteresse verso il casino che sta provocando. Dice il mio amico -Vedi cosa succede con questo inutile restringimento della carreggiata? -Io vedo cosa succede con la maleducazione impunita di quell’imbecille e del suo amico. -Ma se non ci fosse la pista ciclabile, una sosta temporanea in doppia fila non avrebbe creato tutto questo casino. -Ma siccome c’è, uno qui non ferma l’auto, per di più guardandosi intorno nel casino strombazzante e indicando sorridendo la pista deserta di biciclette come a dire: “Non è colpa mia”. Ecco, quel tale che con la sua auto bloccava il traffico non era soltanto un maleducato, era anche uno che stava facendo una improvvisata manifestazione contro la pista ciclabile: ora ve lo faccio vedere io a che cosa serve questa cagata! Le norme da rispettare? E chi se ne fotte? Io penso a questo fatterello sassarese quando sento che Renzi dice: “Tra galateo istituzionale e diritti dei risparmiatori, io sto dalla parte dei risparmiatori”. Figuriamoci se mi metto a difendere Visco o altri e ora non voglio neppure entrare nel merito del senso politico di questa testuggine renziana parcheggiata contro le mura della Banca d’Italia. Magari avrà anche ragione a chiedere discontinuità, al di là del fatto che lo faccia o meno per separare nell’opinione pubblica l’immagine sua e dei suoi da certe vicende bancarie. E’ questa sarcastica e populistica concezione del “galateo istituzionale” che mi preoccupa, soprattutto se ostentata dal capo del partito che, ci vada bene o male, nel panorama politico dovrebbe rappresentare la più grande diga alla terrificante marea populista. Penso che ridurre una serie di comportamenti istituzionali a quella borghesuccia sovrastruttura che secondo l’accezione comune sarebbe il “galateo”, non sia cosa pedagogicamente sana. Il messaggio rischia infatti di arrivare molto semplificato: tra istituzioni e popolo io scelgo il popolo. Mentre una “sinistra di governo” dovrebbe al contrario lanciare il messaggio di una proficua e democratica identificazione tra istituzioni e popolo. Perché altrimenti c’è il rischio di fare sentire intimamente legittimati tutti quelli che lasciano l’auto in mezzo a viale Italia perché quella pista ciclabile è una rottura di balle.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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