A proposito di Renzi, astensionismo ecc, verrebbe da dire: Piazze vuote, urne vuotissime. Ma è veramente così?
Nel libro di filosofia del liceo c’era un paragrafo su Kant, il cui titolo era “Kant: l’ultimo degli illuministi o il primo dei romantici?”
Il paragrafo mostrava perché è difficile incasellare il grande filosofo in una sola delle due epoche (più o meno come trovare l’alba dentro l’imbrunire). Il messaggio tra le righe era: le grandi etichette perdono di efficacia man mano che ci si avvicina ai confini del campo che descrivono. La stessa cosa succede con le città di frontiera, con i fusi orari, con le stagioni ecc.
E io, alla luce delle regionali di ieri, mi chiedo se Salvini e Renzi, più di Grillo che ormai sembra morto, siano solo due stronzi qualunque al crepuscolo della prima repubblica (secondo me siamo ancora là) o i primi leaders di una fase nuova, che magari sarà peggiore delle precedenti, ma che se nuova è, andrà letta con occhi nuovi.
Il dato delle urne mi sembra significativo, rispetto alla domanda. Chi dà a Renzi la colpa dell’astensionismo, infatti, lo sta giudicando sullo sfondo di un quadro generico che in realtà non esiste più (quello in cui l’affluenza era più alta). Secondo me l’errore è nel guardare il soggetto vicino come se lo sfondo fosse fermo. È una malattia: si chiama quandocerismo. Di solito il soggetto preferito del quandocerista è Mussolini (Dio ne scampi e liberi), ma funziona anche con Gramsci e Berlinguer. In realtà lo sfondo non è mai fermo e l’astensionismo viene da lontano. Un mesetto fa, forse due, scrissi un post intitolato “Serve una tessera?”. Era un tentativo di leggere il crollo dei tesserati al PD, al di là delle accuse a Renzi. Mi bastò prendere un paio di dati da fonte attendibile (è tutto nell’articolo citato) per mostrare che i tesserati, partendo dal PCI e arrivando al PD, sono in continuo calo dal 1948. Il calo dell’era Renzi è solo un pezzettino di una lunga parabola discendente. Per l’astensionismo emerso ieri in modo forte, vale la stessa cosa. Nel 1995 in Emilia votò, per le Regionali, l’88.29 % degli aventi diritto. Nel 2000 il 79.7%, nel 2005 il 76.63, nel 2010 il 68.06 e nel 2014 il 37.67 %. In Calabria, stessa cosa. L’affluenza, alle ultime regionali in Sardegna, parlava di una storia simile.
Il calo, dunque, è iniziato molto tempo fa. Non ho approfondito, ma ho idea che -andando indietro- il fenomeno verrebbe confermato.
Perché? Renzi a questo punto è solo la punta dell’iceberg. Il problema è sotto la superficie. Anche perché, di fatto, la sua proposta continua a vincere con percentuali che superano il 40% dei votanti. Per lui è una vittoria, per i suoi avversari a destra e sinistra, una sonora sconfitta (a parte Salvini). Per tutti, compresi lui e Salvini, la sconfitta non è elettorale ma di altro tipo.
Un anno fa scrissi un altro post, Falce e Macello, in cui riflettevo su un brutto episodio di cronaca nera. Scrissi, usando altre parole, che la classe operaia stava andando all’inferno, ma non per colpa dei padroni, bensì per colpa dell’egoismo che rende stronzi quando si ottiene un po’ di benessere. Stronzi con chi quel benessere non ce l’ha o non ci deve più aiutare a conquistarlo, combattendo con noi. Ecco da dove viene il calo delle tessere del PCI, del PDS, dei DS e del PD. Ecco da dove viene l’astensionismo elettorale: dal fatto che stiamo meglio, talmente meglio che per la maggior parte di noi, partecipare non è più un valore, semmai è una perdita di tempo. E non vale neanche più l’idea di Gaber, secondo cui “qualcuno era comunista, perché credeva che poteva essere libero e felice, solo se lo erano anche gli altri”. Altro che Renzi. Non solo, anche dare la colpa a lui, a Berlusconi e ai loro sodali, fa parte dello stesso errore di prospettiva: la colpa è sempre altrove, soprattutto in chi “ci” dovrebbe dare e non “ci” dà quello che “ci” spetta. A noi, impotenti di fronte a tanta incapacità politica, non resta che astenerCI.
E ora torniamo alla domanda iniziale: Renzi e Salvini, i due vincitori di ieri, sono gli ultimi due stronzi di un passato che non passa, o sono qualcosa di nuovo con cui fare i conti (abituandoci o imparando a rispondere)? E la sinistra, quella vera, quella che Renzi è un berluschino pidduino cretino, quella che il sindacato, i lavoratori, l’articolo 18, quella sinistra, perché non c’è e se c’è perde malamente? Perché? Io lo voglio sapere, perché non posso dare fiducia a Renzi in eterno. Voglio dire, prima o poi D’Alema sparirà e Renzi non avrà più ragione di esistere. Ma se nel frattempo non saremo riusciti a fare qualcosa di sinistra, qualcosa in grado di vincere, che senso avrà continuare a occuparsi di politica? Solo per portare voti ai nuovi Renzi e ai nuovi Salvini? Come dite? Meglio astenersi?
Nacqui dopopranzo, un martedì. Dovevo chiamarmi Sonia (non c’erano ecografi) o Mirko. Mi chiamo Luca. Dubito che, fossi femmina, mi chiamerei Sonia. A otto anni è successo qualcosa. Quando racconto dico sempre: “quando avevo otto anni”, come se prima fossi in letargo. Sono cresciuto in riva a mare, campagna e zona urbana. Sono un rivista. Ho studiato un po’ Filosofia, un po’ Paesaggio, un po’ Nuvole. Ho letto qualche libro, scritto e fatto qualche cazzata. Ora sto su Sardegnablogger. Appunto.
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