“Le parole sono importanti!”, sbraitava Nanni Moretti alias Michele Apicella in “Palombella rossa”. Forse lo erano un tempo, oggi pare non lo siano più. Il mondo è uno spettacolo triste scritto con parole scelte a caso, e sempre le stesse, usate perché sentite da qualcun altro, magari in tv.
Ho udito, ieri sera, la parola “priorità”. A pronunciarla Enrico Letta e François Hollande durante il 31 esimo summit italo-francese a Roma.
Una parola svuotata del suo significato e appiccicata come un’etichetta all’idea di un progetto dai costi faraonici, la TAV Torino-Lione; una strategia lessicale che svela il destino che attende l’ennesimo disastro ambientale italiano, stavolta sardo: un bombardamento mediatico di qualche settimana e poi l’oblio, così come accaduto per l’alluvione ligure, il terremoto aquilano, il terremoto molisano, e così via.
Per Letta la TAV va fatta e si farà, con buona pace dei manifestanti e di un territorio che si sbriciola sotto la pioggia. Le esigenze della Realpolitik sono quelle che sono, mi si dirà. Ma si usino parole differenti come “ convenienza”, “ interesse”. Non “priorità”.
Ho udito, ieri sera, la parola “ sofferenza”. A pronunciarla, sempre Enrico Letta in apertura a questo summit per la cui vacuità e durata sarebbe bastato alzare la cornetta telefonica; quest’altra parola, “sofferenza”, utilizzata per confezionare una battuta sul presunto dolore del presidente francese per la sua nazionale di calcio che probabilmente non si qualificherà ai mondiali. Un siparietto da far ricordare quelli del duo Silvio -Vladimir, se non fosse che Hollande come spalla comica non risulta essere un granché.
Ma beati noi che ai mondiali siamo già qualificati, anche se, vabbè, abbiamo il terzo debito pubblico mondiale, un tasso di disoccupazione terrificante e tutto il resto.
Non so se Hollande dorma sonni tranquilli e se le disfatte calcistiche lo tormentino davvero. Quello che mi pare di avere intuito è che anche lui non se la passi tanto bene. I commenti dei lettori nei quotidiani e siti di informazione sono impietosi; il progetto Tav, seppur approvato dal parlamento, suscita polemiche trasversali; i cittadini della Savoia protestano come quelli della Val di Susa, anche se a noi, questo, non lo dice nessuno; la sua popolarità – ammessa l’affidabilità dei sondaggi- si erode di settimana in settimana, e i cugini quasi rimpiangono le serenate di Carlà alla finestra di Sarkozy.
Più che “vertice” italo-francese, questo pare un vero e proprio abisso.
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