Ci siamo sentiti ripetere che era “un buonismo di facciata”. Ci hanno scagliato addosso i loro “perché non li ospiti a casa tua, allora”. Dispiace che le parole per includere si debbano fare strada tra quelle piene di livore verso il prossimo, perché alla lunga quel livore consuma chi lo prova. Dispiace ci siano persone così povere di contenuti da dover attaccare il prossimo sul suo certificato di residenza e su quello che ne attesta la miseria.
Dispiace constatare che spesso manca la morigeratezza di non aggiungere insulti al carico di disperazione portato qui da barconi stipati.
Ma poi capita che la solidarietà non si limiti ad un like su Facebook e vieni a sapere che c’è qualcuno munito di una grande anima e della volontà per far sì che quell’anima possa commutarsi in azione. Ed ecco che, fra cataste di insensibilità ed egoismi, accadono anche i prodigi.
Un amico, esperto di politiche dell’immigrazione, ha ricevuto il seguente messaggio privato su FB:
“Ciao, vorrei ospitare un immigrato, possibilmente una donna o donna con bambino. Cosa debbo fare? Quello di cui mi sento capace, più che l’ospitalità è’ “curare le ferite” che un vissuto come il loro ha generato. Voglio che sappiano che la fratellanza esiste e che ci si può voler bene nella diversità. Se in quei barconi non ci siamo noi è solo un caso. Io vorrei aiutare una donna, che magari è anche madre ad aver fiducia, che ha speranza di essere apprezzata e voluta bene. Il mio non è un atto di generosità, faccio solo quello che mi piacerebbe che qualcuno facesse se mi trovassi in quelle condizioni. Lo faccio per migliorare la mia vita parlo bene il francese e questo può essere un vantaggio. Il sorriso di un bambino e un minimo di serenità vale qualsiasi sacrificio.”
Ed io ti ringrazio, amica del mio amico. E ringrazio anche tutti i vaffanculo urlati ai razzisti. Perché tu, col tuo gesto, li hai resi meno vani.
La piccola Romina nasce nel '67 e cresce in una famiglia normale. Riceve tutti i sacramenti, tranne matrimonio ed estrema unzione, e conclude gli studi facendo contenti mamma e papà. Dopo la laurea conduce una vita da randagia, soggiorna più o meno stabilmente in varie città, prima di trasferirsi definitivamente ad Olbia e fare l’insegnante di italiano e storia in una scuola superiore. Ma resta randagia inside. Ed è forse per questo che viene reclutata nella Redazione di Sardegnablogger.
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