L’agenda scorsa: 15 luglio 1938, arriva il manifesto degli scienziati italiani razzisti intitolato “Il Fascismo e i problemi della razza”. Lo rileggo e rabbrividisco in questa notte un po’ fredda e ventosa. Mi arrivano le prime confuse notizie di un’altra strage in Francia, mentre scrivo di altro in un patio dal quale vedo la linea scura del mare e le luci di paesi lontani; mi guardo intorno inquieto, come se la barriera della storia non fosse più una rassicurante tutela e quei tempi, in questa notte, mi possano avvolgere nel loro orrore. Non ricordavo più i dieci punti del Manifesto. Li avevo letti tanto tempo fa, in giorni diversi, quando il Fascismo italiano mi appariva come uno dei periodi più interessanti e significativi della storia dell’Occidente e lo studiavo con un senso di distanza, cogliendone certamente alcuni caratteri di universalità (il razzismo, il corporativismo come copertura di un effettivo classismo, il disprezzo verso la cultura, il ridicolo maschilismo, l’esaltazione della violenza e altri simili aspetti), ma considerandolo una fase sostanzialmente conclusa nella sua forza dinamica. E’ da molti anni che non la penso più così. Sono convinto che i tentativi di golpe del dopoguerra sino agli anni Settanta non siano andati a buon fine per l’esistenza di forti partiti antifascisti, soprattutto il Pci, ma sostanzialmente perché il popolo italiano non avrebbe mai accettato una simile degenerazione dello Stato. Ora non ne sono più troppo convinto. A esempio il sindaco di Olbia. Quella censura spaccona e sfacciata esercitata contro un’operazione di cultura qual è la proiezione di un film, è uno dei mille esempi di un clima molto brutto. Nizzi ha compiuto un atto che sul piano morale è indubbiamente violento. A mio avviso è anche illegittimo nelle giustificazioni: improntate a un senso di parte che istituzionalmente un sindaco non potrebbe manifestare con simile sfrontatezza. Il sindaco rappresenta tutti i cittadini. Tuttavia io non sono un esperto di diritto, potrei sbagliarmi, e su questo aspetto formale sarebbe meglio che indagasse il prefetto o un’altra autorità che rappresenti lo Stato. Ma Nizzi è comunque soltanto una delle mille espressioni di una classe dirigente diffusa, nazionale e periferica, che il berlusconismo ha saldamente insediato in Italia, nonostante la crisi personale dell’eroe eponimo e del suo partito. Ciò che mi preoccupa è la tracimante cultura che ha creato il berlusconismo e dal quale nello stesso tempo è stata creata, in una irresistibile sinergia di cause ed effetti. Il fenomeno, cioè, che mi fa temere che il Fascismo, non quello generico e universale con il quale dovremo sempre fare i conti, ma proprio quello che ha guidato l’Italia sino alla rovina dal 1922 al 1945, con tutte le sue connotazioni così italiane, non sia più rinchiuso nella cassaforte della storia. E quindi questi dieci punti del manifesto degli scienziati razzisti fanno riflettere. Ve li enumero sinteticamente e sono certo che ciascuno di voi, sotto aspetti più o meno diversi, li avrà visti comparire in migliaia dei profili dello stesso social sul quale avete trovato il link che vi ha portato a questo articolo. Il primo è l’affermazione che le razze esistono, che ci sono gruppi di umanità immutabilmente diversi tra essi per caratteri fisici e psicologici. Ditemi se nei commenti sui migranti o sui nostri rapporti con altre nazioni non avete visto dare per scontata questa immensa stupidaggine che non ha alcun supporto sul piano scientifico e che pure è il fondamento dei più crudeli deterioramenti nelle relazioni umane. Il secondo è l’affermazione dell’esistenza di “piccole e grandi razze”. Nel terzo si afferma che il concetto di popolo e nazione derivano dal concetto di razza e che un italiano sarà sempre diverso da un francese, da un inglese o da un turco non per questioni di storia ma questioni di razza. Roba da ubriaconi che al bar parlano indifferentemente di calcio o di politica, in altri tempi. Ma ora affermazioni che riscuotono migliaia di like e che politici incoscienti cavalcano con abilità e spregiudicatezza. Nel quarto si spiega che noi italiani siamo indubbiamente ariani (cosa cazzo voglia dire i fascisti e i nazisti non sono mai riusciti a spiegarlo e credo che neppure Bossi e Salvini ci riusciranno) e nel quinto che da mille anni siamo sempre gli stessi e che la nostra razza non è mai stata inquinata. Nell’accezione contemporanea di questo punto si aggiunge il monito contro il meticciato sparso che potrebbe venire dalle “invasioni” (come persino alcuni prelati le chiamano), così come nel 1938 si faceva riferimento ai “negri” delle colonie che formavano il nostro impero straccione. Dopo alcuni punti dedicati alla purezza della razza, alla necessità di proclamarsi razzisti e al fatto che gli ebrei non sono razza italiana (persino su questo trovo nei social sempre maggiori riferimenti), si conclude al decimo punto con la necessità di non alterare i “caratteri fisici e psicologici della razza italiana”, che secondo i razzisti italiani consisterebbero nell’essere forti, intelligenti e creativi; secondo quello stranieri nel suonare il mandolino, mangiare gli spaghetti ed essere tutti mafiosi. Ma si sa che i razzisti sono coglioni ovunque, anche se maledettamente numerosi e pericolosi.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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