Ieri mi è stata recapitata a casa la pedana di pellet che avevo prenotato ad agosto, avendo trovato un fornitore che faceva tariffe di favore: stavamo per organizzare una festa, tanto eravamo contenti, contenti anche se ho pagato un singolo sacco il doppio di quanto mi costasse un anno fa. Ma molto meno dei prezzi che vedo in giro per le rivendite, così astronomici da farmi credere che non tutti, quando arriverà l’inverno, potranno riscaldarsi come vorrebbero.Sempre ieri è arrivata la bolletta di Abbanoa: 487 euro, anche se io vivo in un trilocale di settanta metri quadri e non capisco come la mia famiglia possa consumare tanta acqua.A fine ottobre ho saldato una bolletta della corrente da 337 euro: nello stesso bimestre, lo scorso anno, ne avevo pagato 154.
Mi pareva che questo dei rincari fosse la vera emergenza, condivisa da tutti.Invece vedo che la grande attenzione dell’opinione pubblica, in questo periodo, è dedicata ad un nuovo e drammatico pericolo incombente sulla nostra civiltà: i rave party.Sembra sia questa la vera priorità, altroché le aziende che licenziano gente poiché non in grado di far fronte al caro energia.
Questa dei rave mi sembra la classica arma di distrazione di massa, inventarsi un problema per dirottare l’attenzione generale da questioni oggettivamente più serie. Succede, specie quando dopo tanta propaganda ci si trova a doversi confrontare con la realtà.
Non metto in dubbio che questi raduni estemporanei qualche problema possano provocarlo, cosa che peraltro accade da quando, nel 378, i Goti chiesero a Valente di accamparsi ad Adrianopoli.Ed è altrettanto sicuro che si debba guardare con preoccupata attenzione a quelle forme di limitazione della libertà, considerato che è legittimo avanzare dubbi sulla effettiva coscienza democratica di alcuni esponenti di questo governo.
Però questa operazione di ordine e disciplina contro i rave, così la presenta il governo, sembra davvero il più urgente problema da affrontare, peraltro facilmente superabile mobilitando un sufficiente numero di uomini in divisa per impedire i raduni.Così, in un colpo solo, si crea il problema e lo si risolve dando mirabile prova di efficienza.Alle bollette ci si penserà un’altra volta.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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