Oggi mi ha chiamato il venditore di una finanziaria per propormi un’assicurazione sanitaria. Con 21 euro al mese avrei 70 euro al giorno nel malaugurato caso di un ricovero e 500 euro per una frattura.
Il premio, non so se si chiami così ma tanto avete capito, sarebbe molto più ricco se mi tendessero un agguato, se mi aggredissero, se mi spaccassero la faccia per un qualunque motivo.
Nel caso ci lasciassi le penne, i miei eredi avrebbero 1500 euro al mese per quattro anni.
Con una mano reggevo il telefono ascoltando la litania del venditore, con l’altra mano tastavo una parte anatomica che per decenza non nominerò. Gliel’ho pure detto, al venditore, che mi stavo toccando i coglioni, usando esattamente questa espressione.
Ha avuto un momento di esitazione, forse perché un attimo prima gli avevo spiegato di essere un docente di scuola superiore: forse non gli tornava che un professore potesse rivelarsi così sboccato con uno sconosciuto.
Comunque il prodotto, come lo chiamano loro, mi sembrava interessante. Ma alla fine non abbiamo concluso.
E non abbiamo concluso perché il mio interlocutore continuava a ripetere che bisogna tutelarsi “con i tempi che corrono”, dato che “ormai se ne sentono di tutti i colori” e che “oggi come oggi c’è da aspettarsi di tutto”.
A me dei venditori dà fastidio il tentativo di ingannare il cliente. Non l’inganno di chi ti propina un prodotto spacciandotelo per molto migliore di ciò che è davvero, su quel fronte sono del tutto sprovveduto.
Mi irrita piuttosto l’inganno psicologico: quell’assecondarti, il dirti quel che secondo loro tu vorresti sentir dire, dopo aver – sempre secondo loro – carpito e capito il tuo modo di vedere le cose, le tue convinzioni, la tua idea del mondo.
Il venditore si dev’essere fatto l’idea di un pacioso borghese con l’unica preoccupazione di poter uscire a pisciare il cane per le vie del paese senza che nessuno lo infastidisca, uno di quelli che “chissà dove andremo a finire di questo passo”.
Ma mi scoccia molto anche l’idea che si possa vendere un’assicurazione pigiando sul bottone “il mondo è diventato un posto di merda mentre prima era un paradiso”, concetto che presumo il venditore ritenesse appartenermi.
Invece no.
Io al tizio avrei voluto far leggere le pagine del Corriere della Sera che riportavano i fatti di nera avvenuti il 24 giugno 1971, quando io avevo poco più di un mese di vita.
A Roma, nei pressi di Piazzale Clodio, il magistrato di corte d’appello Leonardo Murante spara alla sua governante, rendendola invalida a vita, poi volge l’arma contro sé stesso e si uccide. E tutto questo nonostante, come chiosava l’articolista, il magistrato fosse un uomo “religiosissimo”.
A Milano, in piazza Napoli, una cameriera improvvisamente impazzita spara alla sua datrice di lavoro, venendo poi arrestata e immortalata in manette sul quotidiano che, nell’edizione pomeridiana, la rubrica come “pazza” già reclusa in manicomio.
A Regina Coeli si impicca un detenuto 38enne, Augusto Zecchini.
A Catanzaro viene trovata cadavere nella sua casa Assunta Santi, 51 enne, con evidenti segni di violenza sul corpo.
Silvano Mamprin, 28 enne agente di commercio di Valenza, viene alleggerito di gioielli per 50 milioni di lire di valore, sottratti dalla sua auto in sosta a Genova.
Quattro banditi armati assaltano due banche a Prato e Pistoia e alcuni boss di mafia protestano perché stanno per essere trasferiti all’Asinara dove, dicono, vengono “trattati da reclusi”. Tra loro anche Gaetano Badalamenti.
Potrei continuare, ma la finisco qui.
Il mondo, 51 anni fa, non era migliore di quello dei giorni nostri. E se un venditore attacca questa tiritera del “dove andremo a finire” per convincermi a comprare qualcosa, sappia che ha sbagliato strategia.
La sua telefonata è fuori tempo.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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