Che fantastica assonanza tra la classe politica italiana e quella sarda. Le unisce una sintonia di comportamenti che mi dà tutta la sicurezza della mia identità nazionale e di una continuità politica, culturale e territoriale. Alla faccia di Ryanair. Ragazzi, siamo tutti italiani. Nel senso di coglioni perché non ci ribelliamo a questi incapaci. La cialtronaggine di chi ci governa e la nostra perseveranza nel subire è il vero ponte tra la Sardegna e il continente, la vera continuità territoriale. E’ il termine meno offensivo che mi viene in testa in questo match tra lo spettacolo che la politica nazionale sta offrendo nella immensa occasione di riscatto che è il dibattito sulle unioni civili e quello offerto dalla politica sarda nella più ordinaria e quotidiana gestione dei nostri problemi anch’essi abbastanza epocali: isolamento sempre più doloroso in termini di collegamenti e di costi dell’energia per la produzione e il consumo, disoccupazione, mancanza di un indirizzo politico sulle nostre destinazioni industriali, assetto del territorio, infrastrutture e scusate per ciò che dimentico. Perché coglioni? Perché questa volgarità? Sarò qualunquista, ma davanti a una politica così bassa e improduttiva, se non dannosa, esistono soltanto le due alternative dell’incapacità irresponsabile o del dolo. Su quest’ultimo aspetto il discorso è lungo. Mi limito a prendere in considerazione il primo: l’incapacità. Parliamo dei tre attori principali: questa galassia dei poveri che sarebbe il Pd, galassia non nel senso di nobili stelle ma di una faccenda composita e magmatica dove tutte le componenti si fanno i cazzi loro. Un pasticcio, in parole povere; poi il Movimento 5 Stelle che raccoglie la stragrande maggioranza della ribellione popolare contro la politica; e quindi la destra. Il Pd. A livello nazionale è incatenato alle trasversalità che consentono a Renzi di governare e alla sua sinistra, da quando Renzi ha fatto il suo golpe, non si è udito niente di più nobile o almeno interessante di qualche mal di pancia. La vera sinistra alternativa al renzismo ancora non è venuta alla luce. Forse neppure concepita. Nell’attesa il Pd balbetta, zoppica e gesticola sulle unioni civili, facendo perdere all’Italia la grande occasione di mettersi al passo con i Paesi civili. L’anima laica del partito (se nel Pd “anima” non è una parola troppo grossa) non riesce a piegare l’anima bigotta all’elementare concetto di libera chiesa in libero stato. Cavour è un pericoloso rivoluzionario. Delle italiane e degli italiani che corrono il rischio di perdere figli e casa se il coniuge muore, non gliene fotte niente. E’ più importante che Alfano e Verdini votino per Renzi e possano dire a qualche avanzo di prete che può contare su di loro. E in Sardegna? Il Pd è diviso, confuso e slegato dagli elettori. I vertici sono articolati in gruppi, la “base” non si sa bene che cosa e dove sia. Non è una casa dove formare e fare maturare l’azione di governo nella Regione, perché l’amministrazione regionale, cioè Pigliaru, viene ritenuta soprattutto una delle correnti, insieme al gruppo Cabras-Fadda-Lai e a quello di Soru. E anche qui le trasversalità politiche sono all’ordine del giorno, date le difficoltà a gestire da soli settori pesanti quali il credito, la sanità e roba del genere, che qualche volta sospetto siano la vera ragione d’essere di questo Pd sardo. I 5 Stelle. In Italia è ormai chiara la loro non volontà di fare politica nel senso nobile di questa parola. Davanti a un tema così alto come le unioni civili hanno avuto paura di presentarsi davanti alla storia e alla coscienza del Paese e hanno preferito fare giochini per non schierarsi, parlare di comportamento parlamentare quando è in ballo un pezzo importante della nostra libertà, messo nelle mani di questa gente. Sono forti perché un mucchio di italiani ha affidato loro il proprio malcontento. E ora di questa forza non sanno che cosa farsene. E anche gli emuli sardi di Grillo e compagni hanno le stesse caratteristiche. Solo accuse generiche e mai proposte. Dove amministrano hanno in poco tempo offerto un’immagine di inadeguatezza. Si isolano per rimarcare una loro distanza dalla politica tradizionale e non capiscono che con simili comportamenti quella preziosa dote che i cittadini hanno loro affidato, la protesta contro una certa politica, tornerà presto nelle mani di quella politica, senza che questa abbia neppure subito il mimino stimolo a migliorarsi. E infine la destra, che a livello nazionale ha offerto un’immagine a mio avviso rivoltante. La costante di questa campagna – a metà tra neo inquisizione e mobilitazione parrocchiale stile elezioni del ’48 – è stato l’equivoco. Per non dire la menzogna. Un ampio arco di integralisti cattolici, fascisti, leghisti, razzisti di ogni sorta, omofobi e compagnia urlante ha convinto una buona parte di italiani che sia in discussione la pratica dell’utero in affitto. Una falsità. Nella legge in discussione non c’è nessun accenno alla possibilità di compiere questa scelta. Hanno sparso l’idea che questa legge serva soprattutto a consentire i matrimoni tra omosessuali, quando il vero senso della norma è quello di dare a tutte le coppie di italiani che hanno deciso di formarsi senza matrimonio gli stessi diritti delle altre, etero e omosessuali. E le coppie omosessuali che potrebbero beneficiare di questa legge non sarebbero che una parte minima rispetto quelle etero. E l’altra vergognosa menzogna è quella dell’adozione. Lasciano intendere che la legge serva soltanto a consentire alle coppie omosessuali di adottare figli, quando in realtà si vuole soltanto consentire a ogni componente della coppia di assumere la maternità o la paternità di eventuali figli naturali de suo compagno o della sua compagna. Una lotta di civiltà basata sulla informazione deviata. Una vergogna che resterà nella storia. Ai tempi di battaglie civili come il divorzio o l’aborto, che pure avevano anche un’importante ricaduta negli equilibri politici, mai si è arrivati a queste bassezze. E la destra sarda? Vedete nella sua azione di opposizione niente di troppo diverso da simili sparate? Bastino soltanto le foto degli esponenti sardi di quest’area a fianco di Salvini durante il suo tour nella nostra isola. Ciò che conta è un voto in più. Tanto i conti non li faranno loro. Dovremo farli noi.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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