Vanno a scuola insieme, tenendosi per mano.
Occupano lo stesso banco biposto, una accanto all’altra. Hanno entrambe il grembiulino a quadretti e lo zaino pasticciato a contenere libri e quaderni dove giacciono, adagiate sul fondo, un’infinità di briciole della merenda che spesso s’insinuano tra le pagine del diario. Giocano insieme alla ricreazione e non diresti mai che ad una delle due hanno strappato la fanciullezza. Non immagineresti mai che ad una delle due hanno mutilato i genitali.
Non sappiamo se per farlo abbiano usato un bisturi o un rasoio, oppure un coltello, o anche una pietra appuntita, una scheggia di vetro o di legno. Perché solitamente sono questi gli strumenti per effettuare l’operazione. Poi le hanno piegato i margini della vulva e li hanno accostati usando gomma arabica, zucchero, chiara d’uovo. Se invece non rientrava nella categoria delle fortunate, hanno usato le spine d’acacia. Hanno però avuto l’accortezza di lasciare una piccola apertura per la fuoruscita di urina e sangue mestruale, motivo per cui la bambina terrà quel cilindretto di legno lisciato finché la cicatrizzazione avrà compiuto il suo corso.
Se tutto il processo arriva a termine senza intoppi e la piccola non andrà incontro a qualche emorragia, ad infezioni di varia natura, a qualche ascesso, ulcera, cistite, anemia, infertilità, si ha la certezza che una volta adulta non proverà mai eccitazione. Non un barlume di piacere. Non un accenno di orgasmo. Ed ecco che, dopo aver depredato con un’ignobile razzia la spensieratezza dell’infanzia e scippato il futuro appagamento sessuale, il bisogno di alcune società patriarcali di negare e controllare la sessualità femminile giunge a compimento.
E cadiamo in errore se pensiamo che queste barbarie da noi non esistano, perché proprio nel nostro paese sono oltre 35 mila le donne vittime di mutilazioni genitali. E circa un migliaio quelle destinate a subirlo. E cadiamo in errore anche quando confiniamo questa atrocità ad un perimetro esclusivamente islamico. La pratica delle mutilazioni genitali femminili è antecedente all’Islam e vengono praticate anche da cattolici, protestanti, animisti, copti e falasha (ebrei etiopi) nei vari paesi interessati, lo riferisce l’Amnesty. Esiste un numero verde, gratuito, (800 300 558) che accoglie segnalazioni e notizie di reato realizzate sul territorio italiano.
Le mutilazioni genitali nulla hanno a che vedere con le tradizioni e la cultura di un popolo. Dovrebbero essere contemplate alla voce “Torture” ed essere contrastate con la stessa forza e accanimento.
Ché non bastano le feste per l’integrazione col cous cous gratis per tutti!
Pubblicato il 23.1.2015
La piccola Romina nasce nel '67 e cresce in una famiglia normale. Riceve tutti i sacramenti, tranne matrimonio ed estrema unzione, e conclude gli studi facendo contenti mamma e papà. Dopo la laurea conduce una vita da randagia, soggiorna più o meno stabilmente in varie città, prima di trasferirsi definitivamente ad Olbia e fare l’insegnante di italiano e storia in una scuola superiore. Ma resta randagia inside. Ed è forse per questo che viene reclutata nella Redazione di Sardegnablogger.
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