E fu così che il radiocronista Annibale Velenu anziché la diretta della cronoscalata di Scala Piccada si sbagliò e fece con grande successo la radiocronaca del normale traffico su Scala di Giocca. Allora. Nell’estate del 1976 la Corte Costituzionale cancella il monopolio della Rai e apre all’emittenza privata. Grandi speranze di pluralismo, libertà di etere, poi irrompe Berlusconi e bla bla bla. Dovrei parlarvi di tutte queste cose. E invece parlerò di un pezzo del mio cuore: Radio Nord Ovest, la prima radio libera di Sassari. Vi ho avvertito, cambiate canale, se volete. Non rispetto neppure la data dell’Agenda di oggi. Perché Radio Nord ovest nacque prima di quell’estate, il 14 settembre del 1975, per essere precisi. E quindi era illegale perché la Corte Costituzionale non aveva ancora sentenziato. A Sassari fu la prima, in Sardegna credo la seconda, dopo Radiolina di Niki Grauso che aveva cominciato a trasmettere a giugno. Ma può darsi che tra giugno e settembre ce ne sia stata qualche altra in qualche altra parte dell’isola, non ricordo bene e non è importante per quello che devo raccontarvi. Ancora ci chiamavamo “radio libera”, prima che “privata”, ed era una spontanea rivendicazione che la diceva lunga sull’umore diffuso che accompagnava i parti, uno dopo l’altro, di queste emittenti. Eravamo anche “radio pirata”. Ma noi preferivamo “libera”. Anche se quell’inconfessato sentore lessicale salgariano un po’ ci arrapava. Erano tempi in cui il progresso e la cultura rappresentati da una sinistra che allora esisteva sembravano conquistare le nostre città, le nostre scuole, le nostre fabbriche: il nostro mondo. Il concetto della trasformazione di “libera” in “commerciale” e poi in “monopolio privato” e poi in “monopolio privato e potere politico” era nella testa di pochi intelligentissimi massmediologi che anni dopo ci rivelarono che loro già da allora sapevano come sarebbe andata a finire. Boh! Comunque Radio Nord Ovest nacque perché si misero insieme queste persone che prima di allora non è neppure che si conoscessero tanto tra loro: Bruno Pallavisini, Pier Paolo Erre, Salvatore Pintore, Vito Tilocca, Checco Bua, Gigi Bua e io. Operai, impiegati, docenti, un dj (Erre) tra i migliori sulla piazza, fine conoscitore di musica non soltanto moderna, e un giornalista della Nuova. Ciascuno di noi contribuì all’acquisto di un trasmettitore saltato fuori chissà da dove. Pare fosse roba militare finita in qualche modo in un mercato dell’usato che allora non era diffuso come ora che ci sono eBay e mercatini a ogni festa di santo. Allora c’era Porta Portese a Roma e basta. Comunque se era roba militare doveva essere quello che aveva usato il generale Diaz per diffondere “I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano discese con orgogliosa sicurezza”. Dall’aspetto, non era più recente. Però funzionava. Pier Paolo Erre trovò a buon prezzo un “miscelatore”, come lo chiamavano noi che confondevamo l’idraulica con l’elettronica. Pier Paolo si incazzava e diceva che bisognava chiamarlo mixer o consolle. Aveva un buon numero di uscite e di entrate. Il problema è che non si sapeva mai quale di quei buchini quando serviva funzionasse e quale no. Ogni giorno era una sorpresa. Insomma, portammo tutto in una casa di campagna, a Monte Oro, in parte già finita e abitata il fine settimana dalla famiglia di uno dei fondatori, e in parte ancora rustico, abitata da noi. Collegammo il “miscelatore” al trasmettitore, a un paio di microfoni, a un vecchio Revox a bobina gigante frutto di donazione, a un paio di giradischi che se non erano proprio quelli a rate per corrispondenza di Selezione dal Reader’s Digest poco ci mancava. E il 14 settembre Pier Paolo mise sul piatto il disco della Paloma Blanca, mi sembra nella versione di Patricia Lavila. Perché proprio quello? Non lo so, quando Erre lo propose, con quella libertà allegra che nessuno lì nel cielo può togliere alla paloma, non ci fu uno che avesse il coraggio di opporsi. E Pier Paolo sfumò la musica e disse: “Radio Nord Ovest, la radio della mongolfiera, volteggiamo su Sassari, dove ci porta il vento, qui sopra abbiamo tutto ciò che occorre per trasmettere sui 98 MhZ della modulazione di frequenza. Ora siamo su via Brigata Sassari, ti vedo, Regina, e ti dedico la nostra canzone…” Dio, che bello. Ed era nostra. La Paloma diventò la nostra sigla e furono mesi di musica, di dibattiti politici, di cronaca alternativa, di programmi di poesia e di incontri in studio su argomenti che sui giornali non trovavi. E, per quanto mi riguarda, di sipari comici. Io mi ero scoperto ghostwriter di testi umoristici che con mia grande sorpresa funzionavano. Per la strada la gente ci fermava e rideva citandoli. Li interpretava il mio amico Marco Foddanu (che spesso ne era coautore), il quale ora è uno dei più bravi cardiologi sulla piazza e non so quanto gradirà questo sputtanamento. Come comprimari, rubandoli alle loro trasmissioni musicali, usava lo stesso Erre e Pasquale Porcu, poi divenuto uno tra i più in gamba e noti giornalisti della Nuova. Fu un fiorire di personaggi e di sketch apparentemente improvvisati ma in realtà rigidamente guidati da copioni e, se c’era il tempo, da prove prima della diretta. C’era un collaboratore che faceva un programma culturale molto seguito e, forte del successo, si aggirava nello studio con cipiglio da intellettuale e diceva in giro che “quelle goliardate”, cioè le mie, non dovevano togliere tanto spazio a programmi seri come il suo. Ma non sapeva che le goliardate erano mie e mi trattava anzi con rispetto perché mi giudicava un giornalista serio e soprattutto perché ero uno dei proprietari della Radio. Rimase stupito un giorno che in regia, attardandosi dopo il suo programma, mi vide entrare con Marco, tirare fuori dei testi in doppia copia, e con il dito dare il via alla diretta di un certo Annibale Velenu, uno dei nostri personaggi. Annibale faceva di tutto. Quel giorno doveva fare la radiocronaca in diretta della corsa automobilistica di Scala Piccada. Ma aveva sbagliato e sistemato la postazione a Scala di Giocca, da dove per circa mezz’ora fece una straordinaria diretta del normale traffico automobilistico di quello che allora era il collegamento di Sassari con la 131. In studio c’era Pier Paolo che gli diceva -Velenu, si fermi, guardi che ha sbagliato Scala… Ma lui imperterrito -Ed ecco che il camioncino Om 40 della San Martino con il rifornimento di acqua gassata per il grossista Dore di via Roma alta affronta in salita il primo tornante con la terza innestata. Tenta di tenere la marcia, pesta sull’acceleratore… ahhh, amici radioascoltatori, non ce la fa, non ce la fa, deve scalare alla seconda… -Annibale, ma cosa sta dicendo? Vada a Scala Piccada… -… ma ecco che l’Om è tallonato dalla Fiat 850 celeste del medico condotto di Cheremule dottor Luigi Usai diretto a Sassari… – Velenu, sta sbagliando… -No, no, non sbaglio, è proprio il dottor Usai. Ma ecco, tenta il sorpasso. Tenta il sorpasso! Amici radioascoltatori siamo testimoni di un’impresa epica, quasi impossibile… -Ma quale impossibile, Velenu… – Il dottor Usai si è fatto sotto l’Om… ecco, c’è un rettilineo di dieci metri dopo il terzo tornante, ruggisce il motore della Fiat, freccia a sinistra, scalata, il dottor Usai si porta sulla corsia opposta e si affianca all’Om. Ci comunicano che l’autista della San Martino è Raimondo Zucca, ex fruttivendolo, il quale si è già distinto nella Codrongianos-Muros con un carico di vuoti a perdere… -Ma quali vuoti a perdere! -Ecco, i due mezzi sono affiancati in una lotta titanica… ma… colpo di scena! Amici radioascoltatori, colpo di scena! Dalla corsia opposta discende l’autocorriera Fiat 308 della Pani, linea Sassari-Ozieri-Oschiri-Berchidda-Olbia. A quel punto dallo studio anche Pier Paolo prendeva interesse. -Dio mio, Velenu, ma c’è un frontale? -Auguriamoci di no, dottor Erre. Ecco, l’850 tenta di rientrare ma l’Om della San Martino la affianca impedendole la manovra… l’autocorriera nonostante la ripida discesa avvia la frenata, l’autista Gesuino Ortu pesta sul pedale, forse anche voi potete udire, amici radioascoltatori, il lamento delle ruote del pesante mezzo di trasporto passeggeri… A quel punto intervenivo io, anonimo, che secondo il mio copione, facevo un verso tipo -Ehh…ahhh… iohhh… iohhh Seguito da un confuso e lontano -La …ssa di ca t’ha fattuuuu! -Amici radioascoltatori, l’impatto si è potuto evitare e forse avrete udito anche il conducente dell’autocorriera che esprimeva al dottor Usai il proprio disappunto per la manovra evidentemente giudicata azzardata. Ma ci pensate che Foddanu in seguito ha avuto nelle mani la vita di migliaia di pazienti e che io ho avuto a che fare con capi di Stato e personalità della cultura e dello spettacolo (non spessissimo, a dire il vero: più che altro con malavitosi e politici locali). I personaggi e le avventure erano tanti. Lo stesso Velenu, in un cammeo scritto e interpretato da Foddanu, celebrò l’arrivo a Sassari della musica diffusa da casse acustiche nei negozi più chic, portando la sua ragazza a ballare nell’ingresso di Desole Abbigliamento in piazza Rosario. Poi c’erano professori universitari che avevano scoperto che i misteriosi nuraghi erano sale da flipper. C’era un allevatore dell’interno dell’isola che si chiamava Bullone Manca ed era appannaggio di Pasquale Porcu. Una volta ci occorreva un sottofondo di campanacci di pecore e scoprimmo che il nostro disco degli effetti speciali ne era sprovvisto. Accanto alla casa brucavano tranquille una decina di queste bestie. Ne convogliammo cinque o sei in regia e mentre Bullone Manca parlava, Marco e io le spaventavamo minacciandole con bastoni per indurle a belare e agitare i campanacci. Fu un successo. L’unico problema fu che, terrorizzate, ci cagarono tutto lo studio. Per fortuna quella delle pecore è roba a palline solide: facile da ripulire. C’era anche un personaggio di cui non ricordo il nome ispirato da un mio collega dell’Unione Sarda che Marco aveva conosciuto venendomi a trovare in redazione qualche anno prima, quando lavoravo lì, e ne era rimasto folgorato. Questo collega era un ex poliziotto congedato in seguito a una grave ferita subita durante una sparatoria e poi diventato un bravissimo cronista di nera e di giudiziaria. Gli era rimasto un senso di profonda appartenenza alla polizia. Quella di Scelba, però. E così, quando a Marco chiacchierando scappò detto qualcosa di antifascista, il collega gli spiegò -Vedi, voi giovani di sinistra andate contro i vostri interessi. Perché state sempre a parlare di fascismo e uno sente fascismo a destra, fascismo a manca e fascismo sopra, fascismo sotto e alla fine diventa fascista. Questo ragionamento, riesumato creativamente da Marco, diventò un must di Radio Nord Ovest, citato anche da altri nostri personaggi e persino in altri programmi che non erano i nostri. Fu un sogno di pochi mesi. Poi all’interno di Radio nord Ovest prese piede con ampia maggioranza una corrente molto politicizzata che voleva una radio più militante. Forse avevano ragione loro. Ma io avevo diversi motivi per dissociarmi. Il primo è che provenivo da anni di militanza nella sinistra extraparlamentare e avevo smesso un po’ perché ne ero stanco e un po’ perché il mio lavoro di cronista locale mi consentiva, sì, di avere opinioni e di esprimerle ma non un’esposizione politica da militante. Inoltre anche politicamente avevo cambiato alcune idee e un grande partito di massa come il Pci mi attirava molto più della galassia alla sua sinistra. Io e qualche altro andammo via dalla radio e ottenemmo che si cambiasse il nome dell’emittente. Non fu una lotta difficile perché anche gli altri volevano caratterizzarsi diversamente. Radio Nord Ovest morì e quelli rimasti fondarono Radio Sassari Centrale, con sede in via Canopolo, che durò molto più a lungo di Radio Nord Ovest e per Sassari fu un importante centro di dibattito. Ma non un pezzo del mio cuore e neppure di quello, come mi confessarono, di qualcuno degli amici che restarono a Sassari Centrale. Qualche tempo fa, quando ero docente della Scuola di giornalismo dell’università di Sassari e dell’Ordine nazionale dei giornalisti, mi capitò di parlare di emittenza libera ed emittenza commerciale con un noto politologo. Mi disse -Tu eri tra i fondatori di Radio Nord Ovest, vero? Ecco, quando dicevate della mongolfiera guardavo sempre il cielo fuori dalla finestra, anche se sapevo che era una balla. Quella era una radio libera e io spiando il cielo alla ricerca della mongolfiera mi sentivo libero. Se ascolto una radio commerciale, invece, mi sento commerciale. Capito la differenza?
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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