Salvini è una novità assoluta nel panorama politico? Conviene ignorarli come qualcuno suggerisce, i suoi tour tra i quattro angoli della Sardegna? O bisogna preoccuparsi, vedendolo far passerella assieme a politici locali di un certo seguito, uno per tutti il deputato di Forza Italia Settimo Nizzi. Ci tornerò a fine post.
“Abbiamo una crisi molti non hanno un lavoro Chi ce l’ha vive con la paura di perderlo Il potere d’acquisto del dollaro è zero Le banche stanno fallendo I negozianti hanno il fucile nascosto sotto il banco I teppisti scorrazzano per le strade E non c’è nessuno che sappia cosa fare E non se ne vede la fine Sappiamo che l’aria è irrespirabile e il nostro cibo immangiabile Stiamo a guardare la tv mentre il nostro telecronista locale ci dice che oggi ci sono stati quindici omicidi e sessantatré reati di violenza, come se tutto questo fosse normale Sappiamo che le cose vanno male, più che male È la follia È come se tutto fosse impazzito, cosicché noi non usciamo più Ce ne stiamo in casa e lentamente il mondo in cui viviamo diventa più piccolo E diciamo: almeno lasciateci tranquilli nei nostri salotti, per piacere lasciatemi il mio tostapane, la mia tv, la mia bicicletta e io non dirò niente, ma lasciatemi tranquillo”.
L’ho trascritto tutto, il monologo dell’angosciato conduttore televisivo Howard Beale, impersonato da Peter Finch. È il momento centrale di Quinto potere, il capolavoro di Sidney Lumet che vinse quattro Oscar: uno di questi andò proprio a Finch, attore protagonista, nel quale per qualità interpretative e personalità io continuo a vedere un gemello di Gian Maria Volontè. Finch morì pochi mesi dopo la fine delle riprese, mentre era in corso la promozione del film, e la statuetta gliela assegnarono da morto.
Quinto Potere è del 1976, esattamente quarant’anni fa. Racconta il grottesco dell’informazione di massa americana, dagli studi di una televisione di Los Angeles. Quarant’anni fa avevo cinque anni. Non parlo di Quinto potere per farne una recensione cinematografica, ne parlo perché quel monologo ci spiega come il mondo non è cambiato affatto· è questo che mi impressiona. Rileggiamolo, riga per riga, tenendo a mente che questa è la fotografia del 1976. La crisi economica La paura della disoccupazione La precarietà del lavoro I soldi che non valgono nulla Il crack delle banche Il terrore della delinquenza comune L’incubo dell’inquinamento dell’aria e del cibo avvelenato Il bisogno di rinchiuderci nelle nostre piccole case, nelle nostre piccole certezze. Era il 1976, ma sembra oggi. Stesse paure, stesse incertezze, stesse piccole aspirazioni. Viviamo da quarant’anni in emergenza, ma ogni anno sembra che l’emergenza sia peggiore di quella precedente e che le cose vadano sempre peggio. E invece è così da sempre. Quinto potere è il testimone di un mondo immutabile, fondato sulla paura. Secondo me siamo noi che siamo diventati troppo facilmente impressionabili.
Ed eccoci tornati a Salvini. Il fenomeno Salvini nasce sulla paura dell’immigrato, la paura trasversale che accomuna il ricco irritato dal lavavetri al semaforo e il povero che teme di perdere il suo posto di lavoro in favore dell’immigrato. Salvini è il nuovo amministratore delegato della paura, una merce in vendita da sempre. Durante la serata di Olbia, il Quinto Potere che ha trasmesso la paura in diretta è stato Quinta Colonna, il programma di Del Debbio, collegatosi in diretta col ristorante che ha accolto (suona strana, questa parola, quando si parla di Salvini) il leader leghista. Abbiamo già visto tutto, insomma, ma non riusciamo più a leggere la storia. E ora chiudiamoci nelle nostre case con la televisione accesa, il riscaldamento al massimo e gli ingressi blindati: fuori c’è sicuramente qualcuno in agguato che vuole rubarci tutto.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo e-book "Cosa conta".
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