Sono stato alla presentazione del documentario-inchiesta “Senza passare dal Via”. Curato da Antonio Sanna e Umberto Siotto, racconta la storia del progetto di industrializzazione della Sardegna centrale attraverso le testimonianze di quanti hanno vissuto il sogno di trasformare la piana di Ottana in un polo della chimica che avrebbe dovuto garantire occupazione e benessere nel cuore della nostra isola, cancellando l’immagine di terra del malessere e della criminalità che ne costituiva, all’epoca, il biglietto da visita.
Mi sono chiesto quanti di noi, nel vedere quelle ciminiere a lato della strada, siano consapevoli delle speranze legate a quel progetto, di quanti errori siano stati commessi, di quanti soldi siano stati sprecati e di quali siano state le conseguenze per la salute e l’ambiente. “Senza passare dal Via” è un lavoro importante perché ci restituisce una memoria che diventa sempre più labile, travolti come siamo dal tourbillon di notizie quotidiane che sembra avere come parametri soltanto la soglia di attenzione media del fruitore standard.
Ho scambiato due chiacchiere con Giovanni Floris, l’estate scorsa. Mi spiegava che l’attenzione del telespettatore, nei confronti di un singolo argomento trattato in un talk show, è di circa quindici minuti. Se vuoi evitare che cambi canale, devi cambiare tema e magari pure gli ospiti. Questo è, dunque, il trend. Approfondimenti in pillole. Se ciò è comprensibile in una logica commerciale che tende ad adeguarsi ai gusti del cliente, lo è molto meno se lo si guarda da un altro punto di vista. Cosa c’è di peggio di un’opinione pubblica che non intende “sprecare” tempo per conoscere e capire ciò che accade?
L’inchiesta è il momento in cui il giornalismo incrocia la storia e comincia a scriverla. La breve epopea dell’industria nella Sardegna centrale merita di essere conosciuta a fondo. Serve a capire cosa non si deve fare. Ma raccontarla in un quarto d’ora sarebbe impossibile. “Senza passare dal Via” prova a farlo in novanta minuti. Quanto basta per poter osservare le ciminiere di Ottana con occhi diversi.
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